Uno strano suicidio seguito da due omicidi in un tranquillo paesino sui colli trevigiani coperti di vigneti: l’ispettore Stucky, fresco di nomina, indaga e s’imbatte nelle imprese criminali dei soliti potenti insospettabili e senza scrupoli.
Padovan gira un frizzante giallo ecologico immergendolo nel bucolico veneto dei colli del prosecco, un ambiente in bilico tra chi rispetta la terra e chi la distrugge perseguendo una falsa idea di sviluppo e progresso. Lo spaesato ispettore si trova catapultato in uno strano mondo fatto da pittoresche congreghe di viticoltori, puttane dal cuore tenero, giovani ereditiere, immigrati e matti del villaggio. Unico difetto del film è un certo buonismo di stampo televisivo e qualche personaggio un po’ troppo macchiettistico.
Il giallo, come spesso accade, è un pretesto per parlare di un tema sempre più attuale, soprattutto in una regione devastata dalle "fabbrichette" come il Veneto: quello della sostenibilità, del rispetto per l’ambiente in cui viviamo e dei limiti dello sfruttamento del territorio. Il film è un affettuoso ritratto di una terra splendida ma minacciata ogni giorno dalla stupidità e dalla cupidigia umane, rappresentate metaforicamente dalla “ruggine”, che diventa qualcosa di più minaccioso di una malattia della vite.
Sempre perfetto Giuseppe Battiston nei panni di Stucky, coadiuvato da un buon cast, nel quale spiccano il bravo Roberto Citran e il grande Rade Serbedzija, nel ruolo del carismatico Conte Desiderio Ancillotto. Adatto anche agli astemi.
Finché c'è prosecco c'è speranza (Italia, 2017)
Un film di Antonio Padovan.
Con Giuseppe Battiston, Teco Celio, Liz Solari, Roberto Citran, Silvia D'Amico, Rade Serbedzija
Durata 101 minuti.
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