Breve e utile documentario che racconta in modo efficace le traversie italiane della politica nel 2013 dal punto di vista di una coppia che vota a sinistra. What is left? rappresenta un nuovo arguto reportage sulle vicende italiane (dopo "Improvvisamente l'inverno scorso" e Italy: Love It, or Leave It) firmato da Luca Ragazzi & Gustav Hofer. Anche in questo film i due usano l'espediente di raccontare se stessi per allargare poi il campo alla società e alla politica. L'indagine viene svolta con la consueta intelligenza e grazia, senza l'aggressività di certi reporter televisivi ed evitando prese di posizione precostituite. Con un notevole coraggio – e un grande sense of humour – l'argomento affrontato è l'identità della sinistra ai giorni nostri, un tema da far tremare i polsi, soprattutto dopo le recenti vicende politiche italiane ai confini della realtà (e della democrazia).
Dentro What is left? c'è un anno vissuto pericolosamente, tra primarie del PD, tsunami grillini, rielezioni di presidenti ottuagenari, governi con coalizioni imprevedibili. Il tutto è inframmezzato da improbabili quiz televisivi ed esilaranti discussioni politiche tra Luca e Gustav (imperdibile la lettura del programma di Fabrizio Barca, perfetta la frecciata al M5S e la sua retorica dei cittadini: "Ce li ho nel palazzo, i cittadini, e non sono riusciti a cambiare il citofono in cinque anni.")
What is left? è un oggetto strano, in bilico tra fiction e realtà, che vuol essere un resoconto a futura memoria di questo ultimo anno, le cui vicende politiche sono già sottoposte a distorsioni e amnesie, come ricordato da Ragazzi, durante la presentazione del film a Trieste. E fa impressione vedere tutte in fila le cronache del 2013, così improbabili e già stranamente lontane.
L'impegnativa domanda del titolo (bellissimo doppio senso in inglese) non ha risposta, almeno in una delle sue accezioni, mentre è ben chiaro che molto della sinistra (storia, ideali, voti) è stato lasciato per strada in questo ultimo anno.
What is left? (Italia 2013)
Un film di Gustav Hofer, Luca Ragazzi.
Con Gustav Hofer, Luca Ragazzi, Lucia Mascino, Fabrizio Barca, Celeste Costantino, Alessandro Di Battista, Dario Franceschini
Durata 74 min.
domenica 30 marzo 2014
lunedì 24 marzo 2014
Stasera mi butto
Londra, notte di San Silvestro. Quattro aspiranti suicidi si ritrovano casualmente in cima ad un grattacielo della city con l'intenzione di farla finita, ma questo incontro salverà (e cambierà) le loro vite.
L'incipit del film (e del libro di Hornby da cui è tratto) è la sua parte migliore. L'idea di riunire quattro perfetti sconosciuti, molto diversi tra loro, e trasformarli in un bizzarro gruppo di auto-aiuto è lo spunto più originale di Non buttiamoci giù. La narrazione a più voci del romanzo viene mantenuta, ma nel film alla fine si perde, forse a causa di una sceneggiatura un po' distratta e piena di buchi. Il cast del quartetto è buono anche se un po' scontato: Pierce Brosnan è l'uomo di successo che ha perso tutto per uno scandalo sessuale, Toni Collette è la dimessa casalinga con un figlio immobilizzato a letto, Aaron Paul il rocker fallito che consegna pizze, Imogen Poots la giovane figlia ribelle di un noto politico. Dopo un inizio promettente, con accenni di humour nero, la pellicola si smonta, proseguendo in maniera confusa – indecisa tra dramma e commedia – verso un debole finale con tanto di sbiadito happy end.
Anche se questo non è uno dei migliori romanzi di Hornby, la messa in scena senza guizzi di Chaumeil (che proviene dalla factory di Besson) rende il tutto ancora più monocorde. A volte da un libro mediocre si può ricavare un buon film. Non è questo il caso. Quasi obbligatorio recuperare Alta fedeltà e About a boy, gli addattamenti più riusciti da Hornby, per rifarsi un po' la bocca.
Non buttiamoci giù (A Long Way Down, Gran Bretagna 2013)
Un film di Pascal Chaumeil.
Con Pierce Brosnan, Toni Collette, Aaron Paul, Imogen Poots, Rosamund Pike.
Durata 96 min.
L'incipit del film (e del libro di Hornby da cui è tratto) è la sua parte migliore. L'idea di riunire quattro perfetti sconosciuti, molto diversi tra loro, e trasformarli in un bizzarro gruppo di auto-aiuto è lo spunto più originale di Non buttiamoci giù. La narrazione a più voci del romanzo viene mantenuta, ma nel film alla fine si perde, forse a causa di una sceneggiatura un po' distratta e piena di buchi. Il cast del quartetto è buono anche se un po' scontato: Pierce Brosnan è l'uomo di successo che ha perso tutto per uno scandalo sessuale, Toni Collette è la dimessa casalinga con un figlio immobilizzato a letto, Aaron Paul il rocker fallito che consegna pizze, Imogen Poots la giovane figlia ribelle di un noto politico. Dopo un inizio promettente, con accenni di humour nero, la pellicola si smonta, proseguendo in maniera confusa – indecisa tra dramma e commedia – verso un debole finale con tanto di sbiadito happy end.
Anche se questo non è uno dei migliori romanzi di Hornby, la messa in scena senza guizzi di Chaumeil (che proviene dalla factory di Besson) rende il tutto ancora più monocorde. A volte da un libro mediocre si può ricavare un buon film. Non è questo il caso. Quasi obbligatorio recuperare Alta fedeltà e About a boy, gli addattamenti più riusciti da Hornby, per rifarsi un po' la bocca.
Non buttiamoci giù (A Long Way Down, Gran Bretagna 2013)
Un film di Pascal Chaumeil.
Con Pierce Brosnan, Toni Collette, Aaron Paul, Imogen Poots, Rosamund Pike.
Durata 96 min.
venerdì 14 marzo 2014
Finchè c'è la salute
Romain Faubert è un ipocondriaco incurabile, incubo del suo medico, che, per liberarsi di lui, decide di aiutarlo a trovarsi una donna, nella speranza che superi le sue manie. Dalla padella alla brace.
Torna la rodata coppia di Giù al nord, con una commedia senza tante pretese, ma ben scritta e genuinamente divertente.
L'ipocondria funziona da sempre, da Molière a Verdone, e perciò Dany Boon va sul sicuro, mettendoci la sua buffa faccia di gomma e infilando una serie di gag fisiche piuttosto riuscite (si veda la chapliniana scena del metrò). Ci aggiunge poi uno scambio di persona, un'improbabile love story, un soggiorno in disgustose prigioni balcaniche e il gioco è fatto.
Kad Mérad, dottore sull'orlo di una crisi di nervi, è la sua perfetta spalla comica mentre il fresco volto di Alice Pol (nel ruolo della donna di cui Romain s'innamora) dona alla pellicola quel pizzico di rosa che non guasta.
Un film frizzante come l'aria di Parigi in primavera, onesto, mai volgare e – cosa rara – che fa ridere sul serio.
Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute (Supercondriaque, Francia 2014)
Un film di Dany Boon.
Con Dany Boon, Kad Mérad, Alice Pol, Jean-Yves Berteloot, Judith El Zein.
Durata 109 min.
Torna la rodata coppia di Giù al nord, con una commedia senza tante pretese, ma ben scritta e genuinamente divertente.
L'ipocondria funziona da sempre, da Molière a Verdone, e perciò Dany Boon va sul sicuro, mettendoci la sua buffa faccia di gomma e infilando una serie di gag fisiche piuttosto riuscite (si veda la chapliniana scena del metrò). Ci aggiunge poi uno scambio di persona, un'improbabile love story, un soggiorno in disgustose prigioni balcaniche e il gioco è fatto.
Kad Mérad, dottore sull'orlo di una crisi di nervi, è la sua perfetta spalla comica mentre il fresco volto di Alice Pol (nel ruolo della donna di cui Romain s'innamora) dona alla pellicola quel pizzico di rosa che non guasta.
Un film frizzante come l'aria di Parigi in primavera, onesto, mai volgare e – cosa rara – che fa ridere sul serio.
Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute (Supercondriaque, Francia 2014)
Un film di Dany Boon.
Con Dany Boon, Kad Mérad, Alice Pol, Jean-Yves Berteloot, Judith El Zein.
Durata 109 min.
venerdì 7 marzo 2014
La bella e la bestia
Lei è un'intraprendente e bella barista, lui un meccanico macho e burino. Si detestano, dunque si amano. Una decina di anni dopo eccoli sposati con due figli, ma la tragedia incombe…
Dopo il pretenzioso Magnifica presenza, Ozpetek torna con un film più intimo, una storia d'amore basata su due immortali luoghi comuni: chi disprezza compra e gli opposti si attraggono. Partendo da questo spunto banale, il regista mette in scena un (foto)romanzo sentimentale su due personaggi apparentemente inconciliabili, ma che – contro ogni logica e razionalità – si amano. Il film sta quasi tutto sulle spalle della brava Kasia Smutniak, accarezzata e coccolata dalla macchina da presa come poche volte prima. Attorno a lei il consueto circo ozpetekiano di gay, zie matte (la solita Elena Sofia Ricci) e simpatici personaggi un po' da macchietta (la parrucchiera napoletana). Immancabile poi la presenza nel film di: 1) una canzone turca (in una bella scena di erotismo interrotto), 2) un furbo recupero del vintage italiano (questa volta un Rino Gaetano che interpreta Cocciante sui titoli di coda), 3) un casting spericolato (l'ex-tronista Francesco Arca come co-protagonista), 4) una sequenza onirica, che preannuncia un raffinato avvitamento temporale prima del finale e (SPOILER ALERT) potrebbe anche suggerire una dipartita prematura della protagonista. Ma il regista, indeciso tra dramma e commedia, resta sul vago e lascia agli spettatori trarre le conclusioni che preferiscono. (FINE SPOILER ALERT)
Allacciate le cinture, pur girato con la solita cura e ravvivato da più di una bella scena, risulta alla fine un esile mix di cose care al regista (e al suo pubblico), un'equilibrata miscela di lacrime e risate, meno caciarona di Mine Vaganti e più leggera (e certamente meno coraggiosa) di certi suoi film più cupi. Potrà piacere dunque al suo pubblico meno esigente, ma non aggiunge niente di nuovo al suo percorso artistico. Comunque a mia moglie (fan sfegatata del regista turco) è piaciuto, ma l'ha trovato un po' triste. Le signore sono avvisate.
Allacciate le cinture (Italia, 2013)
Un film di Ferzan Ozpetek.
Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Paola Minaccioni, Giulia Michelini, Luisa Ranieri.
Durata: 110 min.
Dopo il pretenzioso Magnifica presenza, Ozpetek torna con un film più intimo, una storia d'amore basata su due immortali luoghi comuni: chi disprezza compra e gli opposti si attraggono. Partendo da questo spunto banale, il regista mette in scena un (foto)romanzo sentimentale su due personaggi apparentemente inconciliabili, ma che – contro ogni logica e razionalità – si amano. Il film sta quasi tutto sulle spalle della brava Kasia Smutniak, accarezzata e coccolata dalla macchina da presa come poche volte prima. Attorno a lei il consueto circo ozpetekiano di gay, zie matte (la solita Elena Sofia Ricci) e simpatici personaggi un po' da macchietta (la parrucchiera napoletana). Immancabile poi la presenza nel film di: 1) una canzone turca (in una bella scena di erotismo interrotto), 2) un furbo recupero del vintage italiano (questa volta un Rino Gaetano che interpreta Cocciante sui titoli di coda), 3) un casting spericolato (l'ex-tronista Francesco Arca come co-protagonista), 4) una sequenza onirica, che preannuncia un raffinato avvitamento temporale prima del finale e (SPOILER ALERT) potrebbe anche suggerire una dipartita prematura della protagonista. Ma il regista, indeciso tra dramma e commedia, resta sul vago e lascia agli spettatori trarre le conclusioni che preferiscono. (FINE SPOILER ALERT)
Allacciate le cinture, pur girato con la solita cura e ravvivato da più di una bella scena, risulta alla fine un esile mix di cose care al regista (e al suo pubblico), un'equilibrata miscela di lacrime e risate, meno caciarona di Mine Vaganti e più leggera (e certamente meno coraggiosa) di certi suoi film più cupi. Potrà piacere dunque al suo pubblico meno esigente, ma non aggiunge niente di nuovo al suo percorso artistico. Comunque a mia moglie (fan sfegatata del regista turco) è piaciuto, ma l'ha trovato un po' triste. Le signore sono avvisate.
Allacciate le cinture (Italia, 2013)
Un film di Ferzan Ozpetek.
Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Paola Minaccioni, Giulia Michelini, Luisa Ranieri.
Durata: 110 min.
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