martedì 6 gennaio 2015

Occhioni da mercante

California, fine anni Cinquanta. Margaret, giovane madre con velleità artistiche, da poco divorziata, incontra William Keane, sedicente pittore. Si amano, si sposano e grazie al geniale talento commerciale del marito, i quadri della pittrice, pieni di tristi orfani dai grandi occhi, diventeranno molto popolari e richiesti. Ma ben presto la donna capirà di aver fatto un patto col diavolo.
Big Eyes, ovvero il kitsch nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, è un bel film su cattiva arte e ottimo marketing, sul grande mito americano di inseguire i propri sogni, anche a costo di trovarsi nel peggiore degli incubi.
Apparentemente lontano dalla poetica burtoniana, in realtà propone un altro dei freak tanto cari al regista: "©KEANE" è un mostro artistico che unisce due talenti complementari, innocui se separati, ma dirompenti una volta uniti nella lotta per un posto al sole nell'elitario mondo dell'arte. Le opere di Margaret non sarebbe mai diventate così famose senza l'intervento del marito, genio della vendita quanto cialtrone e mitomane. E quest'ultimo non sarebbe mai potuto entrare nel jet set e fare la bella vita senza i quadri della moglie.


Amy Adams delinea in modo convincente una donna ingenua e sensibile, complice passiva dei maneggi truffaldini del marito. Christoph Waltz è ancora una volta l'uomo che amiamo odiare: mellifluo, falso, bugiardo ma forse un po' troppo gigione nella farsa processuale finale.
Ipercolorato e pop, il film confina i toni dark nell'animo umano, nella folle ambizione senza talento di Walter, nella colpevole sottomissione di Margaret, vittima di tempi maschilisti e bacchettoni. Sotto la sua rassicurante forma di biopic tradizionale, il film cela un sacco di temi stimolanti e profondi, dalla difficoltà di essere donna e artista, all'analisi del labile confine tra arte e kitsch, dal valore di un opera d'arte alla manipolazione dei mass media. Imperdibile per i pittori, gustoso per tutti gli altri.

Big Eyes (USA, 2014)
Un film di Tim Burton.
Con Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten Ritter, Jason Schwartzman.
Durata 106 min.

domenica 4 gennaio 2015

America letale

Chris Kyle è un cowboy texano che decide di servire la patria dopo gli attentati alle ambasciate USA in Kenia e Tanzania. Si arruola nei Navy Seal e in Iraq diventa ben presto un mito grazie alla sua mira infallibile, che ne fa uno dei più micidiali cecchini della storia. Tra una missione e l'altra si sposa e mette su famiglia, ma la guerra gli entra nell'animo, rischiando di rovinare per sempre la vita familiare.
Nuovo cazzuto film del vecchio Clint, basato su una storia vera e interpretato da un massiccio e sorprendente Bradley Cooper. La vicenda viene affrontata senza fronzoli né retorica, in maniera cruda e realistica, fin dalla scena iniziale, con il protagonista che, in pochi secondi, deve decidere se abbattere un bambino che porta una granata. Con una brillante scelta registica la scena viene interrotta da un flashforward (Chris con il figlio a caccia) seguito da un flashback, che ci narra in modo secco ed efficace prima l'infanzia e poi la gioventù del protagonista. Cresciuto ai semplici e limpidi valori del ruvido padre, Chris non ha dubbi su cosa fare della sua vita una volta adulto. Dopo il duro addestramento nei Seal, si trova catapultato, fresco sposo, a "difendere la patria" in Iraq, anche quando questo significa sparare su mamme e bambini. È una guerra sporca e assurda, ma a differenza del fratello (anch'egli soldato), Chris non sembra perdere mai la fede nella sua missione. Però poi, quando torna a casa, similmente all'artificiere di The Hurt Locker, la guerra lo segue, avvelenando il ménage familiare.
Eastwood firma un'opera dove il sogno americano è ormai un incubo paranoico e la guerra sembra paradossalmente l'unico modo per sentirsi in pace. È un film pregno di angoscia e di tensione, non solo nelle scene di battaglia (girate magistralmente), ma anche negli interludi familiari, con più di un paio di sequenze che difficilmente si scorderanno, come l'ultima missione, con le immagini che si dissolvono nel rosso di una tempesta di sabbia.
La vicenda di questo eroe americano si conclude in modo tragicamente ironico, suggellando perfettamente questa parabola sull'insensatezza della guerra. Un altro grande sorprendente film di una vecchia icona del cinema americano, tutt'altro che pronta per la pensione.

American Sniper (USA, 2015)
Un film di Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban.
Durata 134 min.

sabato 3 gennaio 2015

A beautiful game

The Imitation Game è un biopic dall'impianto abbastanza tradizionale che narra la vita del geniale matematico inglese Alan Turing, ovvero come vincere la guerra e inventare il computer.
Il film si concentra soprattutto sugli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando a Bletchley Park un pugno di giovani scienziati, guidati da Turing, trova la chiave per decodificare Enigma, il più potente sistema crittografico dell'epoca, escogitato dai nazisti per rendere illeggibili tutte le loro comunicazioni militari. Il sempre bravo Cumberbatch tratteggia un Turing disadattato, asociale, con seri problemi relazionali, una versione ancor più antipatica del suo celebre Sherlock Holmes, quanto altrettanto geniale. Insomma, si ripete il cliché genio=strambo (il John Nash di A Beautiful Mind insegna), anche se l'attore inglese cerca di non esagerare e ci offre un'interpretazione piuttosto controllata, per quanto la sceneggiatura pare compiacersi dei lati più aspri della figura del matematico. Bella comunque l'intuizione della contrapposizione tra il talento innato di Turing nel decodificare i crittogrammi più insidiosi e la sua totale incapacità di comprendere le persone che lo circondano.
La trama evita di addentrarsi negli aspetti più tecnici della vicenda, preferendo giocare sulla crescente tensione nei tentativi di risolvere il rompicapo, spettacolarizzando al massimo la battaglia contro il tempo. Così facendo non rende giustizia alle geniali intuizioni di Turing e alla sua mente unica, preferendo una via più facile e accattivante. In secondo piano resta anche il tema dell'omosessualità e piuttosto sbrigativo risulta il finale, che accenna appena al vergognoso processo subito all'epoca e alla castrazione chimica a cui venne condannato lo scienziato.
The Imitation Game è un dignitoso film biografico, sostenuto da un buon cast (oltre a Keira Knightley si fanno notare anche due bravi attori specialisti in ruoli da villain come Charles Dance e Mark Strong), ma che avrebbe potuto osare di più, soprattutto approfondendo maggiormente l'aspetto scientifico delle idee di Turing e la sua complessa personalità. Cumberbatch comunque in zona Oscar.

The Imitation Game
(Gran Bretagna  / USA, 2014)
Un film di Morten Tyldum.
Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, Charles Dance.
Durata 113 min.