Hollywood, 1927. George Valentin è un divo del cinema muto. Ma due anni dopo, con l'avvento del sonoro finisce in disgrazia. La giovane star in ascesa Peppy Miller, che proprio lui ha contribuito a lanciare, lo aiuterà.
In The artist troviamo ricostruita la stessa epoca e lo stesso tema trattati nel celeberrimo musical Cantando sotto la pioggia: il cruciale e – per molti attori – traumatico passaggio dal muto al sonoro. Solo che questo è un film muto, in bianco e nero, girato però l'anno scorso, coraggioso omaggio ai tempi che furono, ad un altro modo di fare cinema, realizzato secondo lo stile dell'epoca.
Una trama semplicissima, quasi banale, una splendida fotografia retrò e un interprete faccioso, che sembra uscito dagli anni venti: questi gli ingredienti che, accuratamente dosati, hanno trasformato un eccentrico divertissement in un film da 10 candidature agli Oscar. Visivamente è un gioiellino, pieno d'invenzioni riuscite e una cura maniacale nella messa in scena d'epoca, ma in fondo sembra un esercizio un po' sterile. L'unico suo motivo d'essere lo possiamo trovare nello stimolare le giovani generazioni ad andare a riscoprire quella miniera di tesori dimenticati, rappresentata dai vecchi classici del cinema, che il film omaggia così spudoratamente. È un atto d'amore per i dimenticati maestri e artigiani di un epoca lontana ma ancora vitale e piena di stimoli.
The artist (Francia, 2011)
Un film di Michel Hazanavicius
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller
Durata 100 min.
domenica 26 febbraio 2012
sabato 25 febbraio 2012
Senza pietà
Il facoltoso Philippe vive in un lussuoso palazzo al centro di Parigi, ascolta Vivaldi, trattiene verbosi scambi epistolari con donne lontane ed è immobilizzato su una sedia a rotelle dopo un incidente con il parapendio. Driss, giovane figlio dell'Africa nera, è appena uscito di galera, ascolta gli Earth Wind and Fire e vive per strada. Si reca al colloquio di lavoro con Philippe solo per ricevere il sussidio. Invece, a sorpresa, Philippe lo sceglie tra decine di candidati più qualificati. Due persone diversissime tra loro, ma che hanno almeno una dote in comune: andare oltre le apparenze. Philippe vede nel bullo di periferia la persona più adatta per assisterlo, perché non ha nessuna pietà per la sua condizione. E Driss gli dimostrerà che – nonostante tutto – è ancora in grado di godersi la vita come ogni uomo "normale" e perciò non lo tratterà mai da "povero handicappato".
Quasi amici è un film che evita falsi buonismi, pietà ipocrita e luoghi comuni. Racconta ad occhi asciutti l'inferno della tetraplegia. Lo fa con i toni della commedia, senza risparmiarsi in battute politicamente scorrette e situazioni genuinamente comiche, fin dalla prima sequenza, in cui Philippe e Driss si fanno beffe della polizia dopo una corsa folle lungo le strade parigine.
È un film che potrei definire edificante, visto che suggerisce un modo positivo per affrontare certe terribili afflizioni che la vita ci può riservare. È pure un film molto divertente, con una sceneggiatura brillante, zeppa di battute frizzanti e con due interpreti di straordinaria bravura.
Intouchables (Francia, 2011)
Un film di Olivier Nakache, Eric Toledano.
Con François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Clotilde Mollet, Audrey Fleurot.
Durata 112 min.
domenica 19 febbraio 2012
Hawaiian blues
L'avvocato Matt King si ritrova con la moglie in coma irreversibile e due figlie da gestire. Scopre poi che la consorte lo stava tradendo. Piove sempre sul bagnato.
Piccolo dramma familiare raccontato in modo dolceamaro e con una sorprendente leggerezza nel rappresentare il dolore e la perdita. Il regista porta avanti la storia senza troppe scosse, sempre pronto a raffreddare le "scene madri", lavorando di sottrazione, come fa lo stesso Clooney, perfetto nei panni di un avvocato dimesso, in crisi coniugale e con due figlie di cui non si è mai occupato. L'incidente occorso alla moglie risucchia Matt in un vortice di scoperte e avvenimenti che lo cambieranno per sempre, un'altalena di sentimenti (amore, rimpianto, senso di colpa, rabbia) da cui uscirà anche con l'aiuto della ritrovata figlia adolescente (ottimamente interpretata da Shailene Woodley).
Fanno da perfetto sfondo alla vicenda delle isole Hawaii molto poco glamour, con cieli cupi e colori spenti, il paradiso amaro del titolo italiano. Nonostante la trama poco allegra, il film riesce comunque a strappare un paio di risate, grazie ad una sceneggiatura non completamente scontata (ha qualche passaggio prevedibile) e un cast ottimamente assortito. Dolcemente malinconico, piacerà tantissimo alle signore.
The Descendants (USA, 2011)
Un film di Alexander Payne.
Con George Clooney, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Judy Greer.
Durata 110 min.
Piccolo dramma familiare raccontato in modo dolceamaro e con una sorprendente leggerezza nel rappresentare il dolore e la perdita. Il regista porta avanti la storia senza troppe scosse, sempre pronto a raffreddare le "scene madri", lavorando di sottrazione, come fa lo stesso Clooney, perfetto nei panni di un avvocato dimesso, in crisi coniugale e con due figlie di cui non si è mai occupato. L'incidente occorso alla moglie risucchia Matt in un vortice di scoperte e avvenimenti che lo cambieranno per sempre, un'altalena di sentimenti (amore, rimpianto, senso di colpa, rabbia) da cui uscirà anche con l'aiuto della ritrovata figlia adolescente (ottimamente interpretata da Shailene Woodley).
Fanno da perfetto sfondo alla vicenda delle isole Hawaii molto poco glamour, con cieli cupi e colori spenti, il paradiso amaro del titolo italiano. Nonostante la trama poco allegra, il film riesce comunque a strappare un paio di risate, grazie ad una sceneggiatura non completamente scontata (ha qualche passaggio prevedibile) e un cast ottimamente assortito. Dolcemente malinconico, piacerà tantissimo alle signore.
The Descendants (USA, 2011)
Un film di Alexander Payne.
Con George Clooney, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Judy Greer.
Durata 110 min.
sabato 18 febbraio 2012
La meccanica dei sogni
Hugo è un giovane orfano che vive nella stazione di Montparnasse a Parigi e si occupa della manutenzione dei tanti orologi. Hugo ha un automa lasciatogli dal padre orologiaio, che custodisce un messaggio che lo porterà da Georges Méliès, pioniere dimenticato dell'arte del cinema.
Hugo Cabret è una deliziosa fiaba d'autore, che trascina lo spettatore dentro la magia del cinema già dalla programmatica spettacolare sequenza a volo d'uccello in apertura del film, meccanicamente onirica. La vicenda dickesiana di Hugo s'intreccia con uno splendido omaggio al cinema degli esordi, quando l'intraprendente mago Melies intuì le possibilità fantastiche dell'invenzione dei realisti fratelli Lumière. Il giovane Hugo finirà per "aggiustare" la vita dell'amareggiato e burbero Méliès, distrutta dalla brutale realtà della Grande Guerra, facendo in modo che la sua meravigliosa arte non venga mai più dimenticata.
Le splendide scenografie di Dante Ferretti ci restituiscono una Parigi da cartolina, perennemente innevata (e non meno fantasiosa dei film di Méliès). Scorsese omaggia il cinema muto in ogni modo possibile, dalle citazioni di Harold Lloyd e Chaplin alle locomotive che entrano in stazione (e non si fermano, come nel famoso incidente del 1895 alla Gare de Montparnasse), dall'ispettore ferroviario, che rimanda alle comiche del muto, agli effetti d'epoca, come nella scena di Isabelle caduta tra la folla dei viaggiatori. Un film curiosamente lontano dalla poetica del regista, più affine, per i temi trattati, ad un Terry Gilliam, ma privo della forza visionaria di quest'ultimo. Comunque un film piacevole da vedere, per grandi e piccini, e forse anche per cinefili, se sorvoleranno su tutte le citazioni un po' troppo ovvie sparse a piene mani da Scorsese.
Hugo Cabret (USA, 2011)
Un film di Martin Scorsese.
Con Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield, Chloe Moretz, Ray Winstone, Emily Mortimer, Jude Law, Johnny Depp, Michael Pitt, Christopher Lee
Durata 125 min.
Hugo Cabret è una deliziosa fiaba d'autore, che trascina lo spettatore dentro la magia del cinema già dalla programmatica spettacolare sequenza a volo d'uccello in apertura del film, meccanicamente onirica. La vicenda dickesiana di Hugo s'intreccia con uno splendido omaggio al cinema degli esordi, quando l'intraprendente mago Melies intuì le possibilità fantastiche dell'invenzione dei realisti fratelli Lumière. Il giovane Hugo finirà per "aggiustare" la vita dell'amareggiato e burbero Méliès, distrutta dalla brutale realtà della Grande Guerra, facendo in modo che la sua meravigliosa arte non venga mai più dimenticata.
Le splendide scenografie di Dante Ferretti ci restituiscono una Parigi da cartolina, perennemente innevata (e non meno fantasiosa dei film di Méliès). Scorsese omaggia il cinema muto in ogni modo possibile, dalle citazioni di Harold Lloyd e Chaplin alle locomotive che entrano in stazione (e non si fermano, come nel famoso incidente del 1895 alla Gare de Montparnasse), dall'ispettore ferroviario, che rimanda alle comiche del muto, agli effetti d'epoca, come nella scena di Isabelle caduta tra la folla dei viaggiatori. Un film curiosamente lontano dalla poetica del regista, più affine, per i temi trattati, ad un Terry Gilliam, ma privo della forza visionaria di quest'ultimo. Comunque un film piacevole da vedere, per grandi e piccini, e forse anche per cinefili, se sorvoleranno su tutte le citazioni un po' troppo ovvie sparse a piene mani da Scorsese.
Hugo Cabret (USA, 2011)
Un film di Martin Scorsese.
Con Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield, Chloe Moretz, Ray Winstone, Emily Mortimer, Jude Law, Johnny Depp, Michael Pitt, Christopher Lee
Durata 125 min.
sabato 4 febbraio 2012
Uomini che continuano a odiare le donne
C'è del marcio in Svezia e Mikael Blomkvist (Daniel Craig) con la sua rivista Millennium e là per scoperchiarlo. Dopo un "infortunio" giornalistico, decide di accettare l'incarico del vecchio magnate Henrik Vanger (Christopher Plummer): dovrà indagare sulla misteriosa sparizione della nipote Harriet avvenuta 40 anni prima. Lo aiuterà nell'impresa Lisbeth Salander (Rooney Mara), una giovane donna dall'aspetto inquietante, dal passato misterioso e con molteplici talenti.
È difficile parlare di Millennium - Uomini che odiano le donne, avendo letto il romanzo di Larsson e avendo pure visto la sua prima trasposizione cinematografica: tutti i misteri e i segreti si conoscono già, perciò la trama scorre via senza grandi sorprese. Ancora più difficile parlare dell'interpretazione di Daniel Craig* quando tua moglie ti tiene un coltello alla giugulare… Cosa dire, perciò? David Fincher trova pane per i suoi denti e fa un discreto lavoro: non teme le scene forti presenti nel libro, mantiene l'ambientazione originale e con essa la luce livida del Nord e la cruda violenza che abbonda nel romanzo. Il finale viene astutamente semplificato dalla nuova sceneggiatura di Steven Zaillian, che dà più spazio e le battute migliori a Lisbeth, di gran lunga il personaggio più riuscito della trilogia. Noomi Rapace sembrava nata per quel ruolo, ma la dolce Rooney Mara non la fa rimpiangere. La sua Lisbeth è meno cupa e autistica e forse – a causa del faccino che si ritrova Rooney – sembra meno spigolosa. Il film, piuttosto lungo, scorre con un certo ritmo, assecondato dall'ipnotica colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross (Oscar per The Social Network).
Come nel precedente, il film decolla quando entra in scena Lisbeth, ma alla fine dei conti il remake di Fincher non entusiasma troppo. Un vero peccato, se si pensa che dietro alla macchina da presa c'è il regista di Seven e Fight Club (tanto per dire). Aspettiamo i prossimi due capitoli.
The Girl with the Dragon Tattoo (USA, 2011)
Un film di David Fincher.
Con Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Steven Berkoff
Durata 160 min.
*Lo scrivo qui in piccolo cosa penso. Daniel Craig, stropicciato e dimesso, sembra un po' spaesato in questo ruolo. Forse si trova a disagio a fare da spalla alla giovane Rooney Mara, che si misura invece con una parte che può farle svoltare la carriera.
È difficile parlare di Millennium - Uomini che odiano le donne, avendo letto il romanzo di Larsson e avendo pure visto la sua prima trasposizione cinematografica: tutti i misteri e i segreti si conoscono già, perciò la trama scorre via senza grandi sorprese. Ancora più difficile parlare dell'interpretazione di Daniel Craig* quando tua moglie ti tiene un coltello alla giugulare… Cosa dire, perciò? David Fincher trova pane per i suoi denti e fa un discreto lavoro: non teme le scene forti presenti nel libro, mantiene l'ambientazione originale e con essa la luce livida del Nord e la cruda violenza che abbonda nel romanzo. Il finale viene astutamente semplificato dalla nuova sceneggiatura di Steven Zaillian, che dà più spazio e le battute migliori a Lisbeth, di gran lunga il personaggio più riuscito della trilogia. Noomi Rapace sembrava nata per quel ruolo, ma la dolce Rooney Mara non la fa rimpiangere. La sua Lisbeth è meno cupa e autistica e forse – a causa del faccino che si ritrova Rooney – sembra meno spigolosa. Il film, piuttosto lungo, scorre con un certo ritmo, assecondato dall'ipnotica colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross (Oscar per The Social Network).
Come nel precedente, il film decolla quando entra in scena Lisbeth, ma alla fine dei conti il remake di Fincher non entusiasma troppo. Un vero peccato, se si pensa che dietro alla macchina da presa c'è il regista di Seven e Fight Club (tanto per dire). Aspettiamo i prossimi due capitoli.
The Girl with the Dragon Tattoo (USA, 2011)
Un film di David Fincher.
Con Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Steven Berkoff
Durata 160 min.
*Lo scrivo qui in piccolo cosa penso. Daniel Craig, stropicciato e dimesso, sembra un po' spaesato in questo ruolo. Forse si trova a disagio a fare da spalla alla giovane Rooney Mara, che si misura invece con una parte che può farle svoltare la carriera.
giovedì 2 febbraio 2012
Matrimonio all'australiana
L'inglese David conosce Mia, bionda ragazza australiana, durante una vacanza su una meravigliosa isola e decide di sposarla. Essendo orfano, al matrimonio porterà i tre suoi più cari amici. Grave errore.
Divertente (ma esile) commediola che si svolge quasi interamente il giorno delle nozze. Costruita su un crescendo di situazioni ed equivoci sempre più catastrofici, azzecca un paio di gag esilaranti (il decoro nuziale distruttore, il discorso del testimone strafatto), ma non approfondisce troppo i personaggi e lo scontro culturale (e di classe) in gioco. I protagonisti, un po' banali e prevedibili, sembrano creati apposta per svolgere le loro funzioni comiche e niente di più: c'è il giovine amoroso, il cazzone, lo sfigato ipocondriaco e il depresso dal cuore infranto. I personaggi di contorno sono ancora più inconsistenti, tranne forse la figura dello spacciatore. Una menzione d'onore all'impassibile pecora del titolo. Da un regista che ha firmato quel gioiellino che è Priscilla ci si poteva aspettare qualche sforzo in più nel demolire il rito del matrimonio e cogliere le manie dei suoi conterranei. Comunque almeno si ride e, visti i tempi grami, è un bel regalo.
A Few Best Men (Australia / Gran Bretagna, 2012)
Un film di Stephan Elliott.
Con Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Rebel Wilson, Olivia Newton-John
Durata 97 min.
Divertente (ma esile) commediola che si svolge quasi interamente il giorno delle nozze. Costruita su un crescendo di situazioni ed equivoci sempre più catastrofici, azzecca un paio di gag esilaranti (il decoro nuziale distruttore, il discorso del testimone strafatto), ma non approfondisce troppo i personaggi e lo scontro culturale (e di classe) in gioco. I protagonisti, un po' banali e prevedibili, sembrano creati apposta per svolgere le loro funzioni comiche e niente di più: c'è il giovine amoroso, il cazzone, lo sfigato ipocondriaco e il depresso dal cuore infranto. I personaggi di contorno sono ancora più inconsistenti, tranne forse la figura dello spacciatore. Una menzione d'onore all'impassibile pecora del titolo. Da un regista che ha firmato quel gioiellino che è Priscilla ci si poteva aspettare qualche sforzo in più nel demolire il rito del matrimonio e cogliere le manie dei suoi conterranei. Comunque almeno si ride e, visti i tempi grami, è un bel regalo.
A Few Best Men (Australia / Gran Bretagna, 2012)
Un film di Stephan Elliott.
Con Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Rebel Wilson, Olivia Newton-John
Durata 97 min.
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