venerdì 20 dicembre 2019
Nonni ingombranti
Il Primo Ordine, più forte che mai, si prepara a conquistare definitivamente la galassia, soffocando le ultime sacche di ribellione grazie ad una nuova temibile armata e ad un redivivo leader supremo che per decenni ha tramato nell’ombra. La giovane Rey e Kylo Ren sono al centro di questa battaglia tra il bene e il male che passa anche per i loro cuori: dovranno scegliere da che parte stare.
Ultimo (definitivo?) capitolo della nuova trilogia di Star Wars con J.J. Abrams tornato rocambolescamente al comando dopo la cacciata del regista designato e vari problemi produttivi. Dunque un Episodio IX tutto all’insegna della nostalgia canaglia. Il film è farcito di citazioni e omaggi della trilogia classica come non mai, ammiccamenti che non si limitano a personaggi, scene e oggetti ma anche a uno dei più epocali colpi di scena della saga (“Io sono tuo padre!”), un facile espediente per dare un po’ di pepe ad una narrazione che stava perdendo smalto.
Tralasciando qualche incongruenza di sceneggiatura (forse dovuta ai problemi di cui sopra e ad un cambio di rotta rispetto al film precedente), questo ultimo episodio appare come uno dei più riusciti della nuova serie, grazie ad una ben costruita scaletta di sequenze spettacolari (come sempre visivamente esagerate). La trama è incentrata maggiormente sui due giovani protagonisti e ai loro conflitti, che nascono tutti – come scopriremo – per colpa dei loro nonni ingombranti.
Episodio IX riesce a chiudere il cerchio della storia tornando da dove tutto è iniziato col primo Star Wars del 1977, il desertico Tatooine del giovane Luke Skywalker, con un epilogo e una battuta finale che da sola vale tutto il film.
Star Wars: Episodio IX - L’ascesa di Skywalker
(Star Wars: Episode IX - The Rise of Skywalker, USA 2019)
Un film di J.J. Abrams.
Con Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong'o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, Billy Dee Williams, Ian McDiarmid.
Durata 155 min..
mercoledì 9 ottobre 2019
La tragedia di un clown
Arthur Fleck è un disadattato con problemi psichici che sogna di fare il comico ma intanto sbarca il lunario come clown. Vive con l’anziana madre in uno squallido appartamento ed è vittima di ogni possibile sfiga e ingiustizia, finché un giorno…
Siamo nell’universo narrativo di Batman: Joker è uno dei più noti villain della saga ma il film ha poco a che fare con il genere. Qui la parabola del protagonista è trattata in modo realistico con la giusta profondità psicologica, merce rarissima invece nei blockbuster zeppi di effetti speciali e eroi dopati.
Il regista immerge il personaggio in una città sporca e violenta che sembra la New York degli anni Settanta (un’ambientazione tra Taxi Driver e i Guerrieri della notte) e ne fa il simbolo dei reietti di una società crudele e senz’anima.
L’aderenza fisica di Joaquin Phoenix al suo emaciato personaggio è sbalorditiva e regala al film un’umanità inaspettata e dolente. Tutti i tratti più caratteristici di questo celebre cattivo sono rispettati, ma trasportati in un film raffinato, attento alle sfumature, profondo e tragico.
C’è molta violenza nel film ma mai gratuita, ed è quasi ovvia nel mondo cupo e infernale in cui sprofonda il protagonista nella sua parabola da perdente a Joker.
È un film sorprendentemente duro, crudo e abile nel prendere in prestito i caratteri di un fumetto per disegnare il ritratto di una società ingiusta che rispecchia in modo disturbante certi aspetti del nostro mondo. Producono Martin Scorsese (eh già) e Bradley Cooper (Todd Phillips è il regista di Una Notte da leoni. Ma va?)
Joker (USA 2019)
Un film di Todd Phillips.
Con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Marc Maron.
Durata 122 min.
lunedì 23 settembre 2019
La fiaba nera di Hollywood
Il patetico attore in declino Rick Dalton, accompagnato dalla sua controfigura – il tranquillo ma pericoloso Cliff Booth, cerca di risollevare la sua carriera nella Hollywood in crisi alla fine degli anni Sessanta, passando da ruoli da villain in serie tv a film di serie B girati in Italia.
C’era una volta… a Hollywood è il film meno robusto ma più divertente (e divertito) di Tarantino, con la sua serie di quadretti e ritratti fulminanti di una Hollywood sul viale del tramonto, assediata ormai dalle tv, dai registi indipendenti e dagli hippies. Il girovagare di Rick e Cliff permette al regista di tessere un variegato e nostalgico affresco, inserendo in una sola opera omaggi a tutti i suoi guilty pleasure e mettendo in piedi un caleidoscopio di generi cinematografici come mai aveva osato prima. Di Caprio e Pitt stanno al gioco, tratteggiando due irresistibili perdenti ma con stile. Coadiuvati da un cast all stars (Margot Robbie, Al Pacino, Emile Hirsch, Kurt Russel, Bruce Dern, Dakota Fanning, Luke Perry, Damian Lewis, Margaret Qualley, Lena Durham, Timothy Olyphant…) i due si muovono tra personaggi reali e finzione durante la famigerata estate del ’69 (quella dell’efferato omicidio di Sharon Tate e dei suoi amici) che incombe durante tutto il film.
Il prevedibile tarantiniano grand guignol finale coglie di sorpresa con la sua insensata comica e surreale violenza e ci allontana per un attimo dalla crudele realtà storica, confermando – coerentemente con il titolo – che si tratta di una fiaba.
C'era una Volta... a Hollywood (Once Upon a Time in Hollywood,USA 2019)
Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley.
Durata 161 min.
lunedì 3 giugno 2019
Una vita vissuta a razzo
Rocketman è una pirotecnica biografia girata come un musical con uno straordinario Taron Egerton nei panni di Elton John.
L’ascesa alle stelle del timido ragazzino di talento viene raccontata in flashback, attraverso la cornice di una seduta in un rehab, e ricostruita con una serie di spettacolari numeri musicali incentrati sulle più celebri canzoni dell’artista inglese. L’infanzia con dei genitori anaffettivi, la lunga gavetta nei club di provincia, l’incontro con il paroliere Bernie Taupin, il successo mondiale, la difficile ricerca dell’amore e la discesa negli inferi delle dipendenze diventano tutti spunti per mettere in scena canzoni ed elaborate coreografie.
Visivamente strabordante ed eccessivo come i travestimenti da palco di Elton, il film di Dexter Fletcher è una frenetica ed emozionante cavalcata nella vita di un artista, portata sullo schermo tutto sommato con una notevole sincerità. Certo, la scelta del musical ha probabilmente costretto a semplificare alcuni caratteri e la presenza di Elton John come produttore ha portato una certa autoindulgenza nel giustificare alcuni comportamenti, ma il film funziona. Paragonato al recente e fortunatissimo Bohemian Rapsody (che, guarda caso, proprio lo stesso Fletcher – non accreditato – ha finito di girare) ha una notevole originalità e freschezza e molto più coraggio nel trattare il tema dell’omosessualità del protagonista.
Sostenuto da una colonna sonora spettacolare, dalla performance a tutto tondo di Egerton (che recita, canta e balla) e da un notevole cast di comprimari (la perfida madre interpretata da Bryce Dallas Howard, l’odioso manager impersonato da Richard Madden), Rocketman è uno dei film musicali più divertenti e visivamente brillanti dai tempi di Across the universe.
Rocketman (USA, 2019)
Un film di Dexter Fletcher.
Con Taron Egerton, Jamie Bell, Richard Madden, Bryce Dallas Howard, Gemma Jones.
Durata 121 min.
domenica 5 maggio 2019
Le malincomiche
Film biografico delicato e malinconico che racconta il dietro le quinte di una delle coppie comiche più note e amate della storia del cinema, indagandone il rapporto lavorativo e di amicizia nell’ultima fase della loro carriera, durante una tournée nel Regno Unito.
L’inglese Stan Laurel è la mente creativa, sempre intento a creare gag e scrivere copioni, mentre l’americano Oliver Hardy pensa più a godersi la vita. La tournée è un’occasione per riavvicinarsi dopo un doloroso divorzio artistico che li ha fatti cadere nell’oblio (qui in realtà il film semplifica un po’ vicende reali più complesse).
La sceneggiatura gioca sottilmente con la confusione tra personaggio e attore, mettendo in scena gag, degne delle comiche, nella vita reale, un tema che ritorna spesso nel film anche in un drammatico diverbio tra i due comici.
Stanlio e Ollio, che ha una struttura narrativa piuttosto tradizionale, trova il suo punto di forza nell’interpretazione precisa e convincente di Steve Coogan e John C. Reilly, straordinari sia nel rievocare le indimenticabili gag che nel dare spessore e umanità agli uomini dietro alla maschera. Irresistibili pure le loro mogli (interpretate da Nina Arianda e Shirley Hendeson), capaci di regalare gustosi siparietti degni dei loro mariti.
Nel film si ride, ma il tono dimesso e crepuscolare lasciano un gusto dolceamaro in bocca.
Per malincomici.
Stanlio e Ollio (Stan & Ollie, USA / Gran Bretagna, 2018)
Un film di Jon S. Baird.
Con Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda, Shirley Henderson, Danny Huston
Durata 97 min.
giovedì 18 aprile 2019
Elefanti volanti e altre meraviglie
Remake in live-action del classico Disney del 1941, il Dumbo diretto da Tim Burton riprende la storia dell’elefantino volante, integrandola in un intreccio più ampio, quasi raddoppiando la durata del film originale. La nuova versione intreccia la fiaba di Dumbo con le disavventure dello scalcagnato Circo Medici e in modo particolare si concentra sulle vicissitudini di Joe e Milly, orfani di madre e con un padre tornato mutilato dalla Grande Guerra. Introduce inoltre il personaggio dell’avido e crudele Vandemere (interpretato dall’istrionico Michael Keaton) con il suo fantasmagorico parco dei divertimenti.
La sceneggiatura di Ehren Kruger recupera abilmente quasi tutti gli elementi narrativi del cartone fondendoli in una trama di più ampio respiro, tralasciando gli animali antropomorfi e le canzoni, di cui rimane solo “Bimbo Mio” in una delle scene più struggenti del film. In quanto a traumi infantili il cartone Dumbo se la gioca alla pari con Bambi, ma il remake, con il suo iperrealismo magico, un po’ stempera le emozioni, nonostante i tristi occhioni blu dell’elefantino.
La poetica di Tim Burton con il suo amore per i freaks ben si sposa con questa storia, in cui, ancora una volta i veri mostri siamo noi “normali” e il suo tocco bizzarro traspare in molte sequenze, pur restando nei limiti di una grande produzione che poco tollera eccessive stravaganze.
Colori saturi, scenografie maestose, un cast rodato, effetti speciali accuratissimi (in grado sia di rendere plausibile un elefante volante che di ricreare la lisergica sequenza della parata di elefanti rosa fatti di bolle di sapone) ne fanno un film riuscito e piacevole da vedere.
Dumbo (USA, 2019)
Un film di Tim Burton.
Con Colin Farrell, Michael Keaton, Danny DeVito, Eva Green, Alan Arkin.
Durata 112 min.
domenica 3 febbraio 2019
Giochi di donne
Intrighi di corte e lotta senza quartiere tra due dame alla corte della regina Anna nell’Inghilterra del primo Settecento.
Ne La Favorita un terzetto di brave attrici è al servizio di un perfido meccanismo di relazioni infide e giochi di potere in un decadente e malsano ambiente di corte. Al vertice c’è una regina malata e debole, figura tragicomica in balia dei suoi capricciosi umori, facilmente manipolata dalle due terribili dame di corte. Lady Sarah è una donna forte e determinata, che di fatto amministra la corte (e il Paese), mentre l’apparente mansueta Abigail, sua cugina caduta in disgrazia, è una scaltra arrivista che mira solo a sistemarsi.
Nessun si salva in questa caustica commedia che mette in scena il lato più squallido dei suoi protagonisti, dove sembra che tutti agiscano solo per il proprio tornaconto, in un crescendo di violenza fisica e psicologica.
Mentre il popolo (sempre fuori scena e appena evocato dai ministri di corte) crepa in guerra e lotta per non morire di fame, i nobili fanno la bella vita, chiusi in un castello lontano dalla realtà, tutti intenti a inseguire i propri meschini affari anche quando credono di agire per il bene della nazione.
Il film è impreziosito dalla perfetta fotografia di Robbie Ryan, che usa mirabilmente la sola luce naturale (ma adotta spesso un innaturale grandangolo esasperato che trasforma gli ambienti in surreali spazi distorti), da scenografie straordinarie e splendidi costumi, nonché da una colonna sonora tra il barocco e un minimalismo ossessivo che rende ipnotiche molte sequenze.
Favorito alla corsa agli Oscar e adorato dalla critica, La favorita è indubbiamente un film con grandi pregi ma che non riesce ad appassionare e coinvolgere, forse a causa di personaggi con cui è impossibile empatizzare e ad una trama terribilmente algida.
La favorita (The Favourite, Grecia, 2018)
Regia di Yorgos Lanthimos.
Con Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, James Smith
Durata 120 minuti.
sabato 2 febbraio 2019
Strada facendo
Ispirato ad una storia vera, il film racconta le vicissitudini di Donald Shirley, un raffinato e colto pianista di colore, e di Tony Vallelonga, suo rozzo autista italoamericano, in tournée nel profondo Sud negli anni di Kennedy. Il titolo si riferisce alla famigerata guida stradale per neri, con motel, alberghi e ristoranti in cui la gente di colore poteva sostare in sicurezza.
Sorta di A spasso con Daisy a ruoli invertiti (qui il boss è nero, l’autista bianco), Green Book s’inserisce nel fortunato filone di road movie con due personaggi mal assortiti che imparano a conoscersi strada facendo.
Sostenuto da una sceneggiatura furba e da una regia convenzionale ma efficace, il film brilla grazie all’interpretazione di uno strabordante Viggo Mortensen – inedito italoamericano panzone, scaltro e manesco – e di un misurato Mahershala Ali, sfuggente quanto elegante genio del piano. Shirley è una sorta di alieno drammaticamente solo a causa della sua identità, che non trova albergo né tra i neri né tra i bianchi ma solo sul palco, grazie alla sua geniale musica.
Green Book ci riporta in un'America razzista e disgustosamente segregazionista, facendo deflagrare le contraddizioni di una società ipocrita e permeata di una violenza tanto intollerabile quanto più è nascosta da modi falsamente gentili.
Il film mescola con perizia momenti drammatici con quelli più leggeri e, come spesso accade in opere di questo genere, l’ottimistica risoluzione è piuttosto edificante, lasciandoci con un finale forse un pelo ruffiano ma perdonabile. Non un capolavoro ma un film onesto e godibilissimo.
Green Book (USA, 2018)
Regia di Peter Farrelly.
Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne.
Durata 130 minuti
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