Riggan Thomson è un attore sull'orlo di una crisi di nervi, divenuto celebre interpretando decenni prima un supereroe (Birdman), che decide di rilanciare la sua carriera mettendo in scena un dramma di Carver a Broadway. Tra attori folli, figlie tossiche, critiche bastarde e allucinazioni invadenti non sarà un'impresa facile.
Il regista mette in scena un classico "teatro nel teatro" pirandelliano, pedinando costantemente il suo protagonista che tenta di portare in scena un dramma, mentre la sua salute mentale va a rotoli. Birdman è un amaro dramma (quasi) da camera, che mescola magistralmente verità e finzione, realtà e allucinazione, girato virtuosisticamente come un unico interminabile piano-sequenza, con la steadycam sempre addosso agli attori. Interpretato da uno strepitoso Michael Keaton, coadiuvato da un cast perfetto, Birdman non risparmia nessuno, fustigando l'infantile amore hollywoodiano per gli eroi in calzamaglia (e Keaton ne sa qualcosa), le manie di un attore odioso che riesce ad essere "vero" solo sul palco, la critica teatrale prevenuta e snob, nonché le stesse ambizioni intellettuali del protagonista.
Iñárritu fonde perfettamente una tecnica di ripresa iperrealista (quasi da reality) con inaspettate e spiazzanti derive visionarie, come l'apparente potere telecinetico del protagonista e un pre-finale onirico e poetico.
Mentre la scelta di girare in piano-sequenza si è già vista in passato (da Nodo alla gola di Hitchcock all'Arca russa di Sokurov), appare piuttosto innovativo lo score originale realizzato unicamente con la batteria, che si fonde con suoni e musiche interni al film. Meritate tutte le nove candidature agli Oscar.
Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)
Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance), USA 2014
Un film di Alejandro González Iñárritu.
Con Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts.
Durata 119 min.
sabato 14 febbraio 2015
venerdì 6 febbraio 2015
Fanta-capitalismo sfrenato
Jupiter Jones, oltre ad avere un nome improbabile e un lavoro poco credibile come donna delle pulizie (visto che ha il volto di Mila Kunis), scopre di essere una regina di un'antica dinastia spaziale con diritto di proprietà sulla Terra. Gli aristocratici parenti la vogliono morta, ma riceverà l'aiuto di una specie di mercenario mutante, mezzo uomo e mezzo Channing Tatum. La fine è nota.
Pasticcio spaziale in sala Wachowski, che frulla ogni possibile film o romanzo di fantascienza e produce un minestrone visivamente barocco ma dalla trama non molto originale. Effetti speciali in grande spolvero, ma idee poche e quelle che ci sono rimandano ad altri film. Cito i primi che mi vengono in mente: lo spunto della persona qualunque scaraventata in una space-opera viene dalla Guida galattica per gli autostoppisti, l'idea del feroce capitalismo spaziale strizza l'occhio a Essi vivono, gli alieni che cancellano dalla mente dei testimoni avvenimenti scomodi rimandano al neuralizzatore dei Men in Black, l'economia galattica basata sull'elisir ricorda la spezia del ciclo di Dune, così come il design e le scenografie tra l'art decò e il liberty riecheggiano la versione che ne fece Lynch; c'è pure la burocrazia grottesca del Brazil di Gilliam (e pure Gilliam stesso), mentre con l'uso "agro-industriale" degli esseri umani i Wachowski si autocitano (Matrix).
Eddie Redmayne è bravo al fare il cattivo e resta serio anche mentre spara un risibile pistolotto sul profitto come elemento fondante di tutto l'universo, Mila Kunis è spaesata, Channing Tatum è decorativo e Sean Bean – a sorpresa – resta vivo fino alla fine.
Concludendo: troppo fumo poco arrosto. Perciò complimenti all'art director e ai tecnici degli effetti visivi, no comment sugli autori e registi Wachowski Brothers, che da un po' non imbroccano un film (anche se Cloud Atlas mi era piaciuto).
Jupiter - Il destino dell'universo (Jupiter Ascending / USA, 2015)
Un film di Lana & Andy Wachowski.
Con Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth.
Durata 125 min.
Pasticcio spaziale in sala Wachowski, che frulla ogni possibile film o romanzo di fantascienza e produce un minestrone visivamente barocco ma dalla trama non molto originale. Effetti speciali in grande spolvero, ma idee poche e quelle che ci sono rimandano ad altri film. Cito i primi che mi vengono in mente: lo spunto della persona qualunque scaraventata in una space-opera viene dalla Guida galattica per gli autostoppisti, l'idea del feroce capitalismo spaziale strizza l'occhio a Essi vivono, gli alieni che cancellano dalla mente dei testimoni avvenimenti scomodi rimandano al neuralizzatore dei Men in Black, l'economia galattica basata sull'elisir ricorda la spezia del ciclo di Dune, così come il design e le scenografie tra l'art decò e il liberty riecheggiano la versione che ne fece Lynch; c'è pure la burocrazia grottesca del Brazil di Gilliam (e pure Gilliam stesso), mentre con l'uso "agro-industriale" degli esseri umani i Wachowski si autocitano (Matrix).
Eddie Redmayne è bravo al fare il cattivo e resta serio anche mentre spara un risibile pistolotto sul profitto come elemento fondante di tutto l'universo, Mila Kunis è spaesata, Channing Tatum è decorativo e Sean Bean – a sorpresa – resta vivo fino alla fine.
Concludendo: troppo fumo poco arrosto. Perciò complimenti all'art director e ai tecnici degli effetti visivi, no comment sugli autori e registi Wachowski Brothers, che da un po' non imbroccano un film (anche se Cloud Atlas mi era piaciuto).
Jupiter - Il destino dell'universo (Jupiter Ascending / USA, 2015)
Un film di Lana & Andy Wachowski.
Con Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth.
Durata 125 min.
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