Ascesa e caduta di Jordan Belfort, rampante broker a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, raccontata da lui medesimo. Niente ci è risparmiato: sesso, droga e montagne di soldi.
Altro ruolo bigger than life per Leonardo DiCaprio (dopo Hughes, Hoover e Gatsby) e altro tassello di storia americana per Martin Scorsese che, con The Wolf of Wall Street, firma uno dei suoi film migliori da parecchi anni a questa parte.
Forte di un'interpretazione strepitosa dell'inarrivabile DiCaprio (che si conferma uno dei più grandi talenti della sua generazione) e di una produzione sontuosa, il film ci trascina per ben tre ore – che non si sentono – nel rutilante mondo della finanza allegra di Wall Street, senza annoiarci mai con tecnicismi che ammorbano opere simili. Scorsese sembra invece più interessato ad un'indagine etologica nel barbaro mondo della finanza d'assalto, riportando puntualmente l'inestricabile groviglio di pulsioni animalesche, megalomania e folle ingordigia che regna tra i lupi. L'oscena storia dell'immorale Belfort, arricchitosi oltre ogni limite sulla pelle degli altri, diventa l'amara parodia del sogno americano. Belfort è l'uomo che si è fatto da solo, dalle stalle alle stelle in pochi anni, tanto da diventare un personaggio da imitare e venerare per molti giovani rampanti. Ma la sua parabola ci rivela che il sogno americano spesso è una balla e il Paese delle opportunità è in realtà il paese degli opportunisti senza scrupoli. Scorsese sceglie i toni della commedia, sottilmente corrosiva nel mostrare le contraddizioni della società americana, e senza reticenze nel raffigurare un personaggio così eccessivo – affascinante e disgustoso al tempo stesso – che attrae lo sguardo come una carogna sulla strada.
Viste le vicende spesso esagerate, Scorsese adotta uno stile tutto sommato controllato. Non ci fa mancare i suoi eleganti movimenti di macchina (come le carrellate a volo d'uccello negli uffici immensi e formicolanti di impiegati) ma non scade mai nell'eccesso gratuito.
Il film ha un tono sorprendentemente scanzonato, ma mai grottesco (nonostante molte situazioni sopra le righe) e alterna sequenze decisamente comiche a scene più drammatiche. Il filo di questa narrazione a corrente alternata viene tenuto insieme dal protagonista stesso, che rievoca la sua vita con una notevole dose d'ironia e onestà, accompagnando lo spettatore in questa discesa agli inferi e ritorno senza mai pentirsi di quanto fatto. Belfort (e l'America) sembrano non dover mai chiedere scusa.
The Wolf of Wall Street resterà nella storia come un'altra grande lezione di regia di Scorsese e una formidabile prova d'attore per DiCaprio. Imperdibile.
The Wolf of Wall Street (USA, 2013)
Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Favreau, Jean Dujardin. Durata 180 min.
venerdì 24 gennaio 2014
mercoledì 15 gennaio 2014
Casa Bianca e storia nera
La lotta per i diritti civili dei neri in America vista dal maggiordomo di colore, che ha servito otto presidenti, in un film dal cast rigonfio di star.
Il personaggio interpretato da Forest Whitaker - ispirato ad un figura realmente esistita* - è lo spunto per raccontare la discriminazione razziale negli Stati Uniti lungo il Novecento. Compito che il film assolve con didascalica precisione. Ma visto che la tematica sembrava poco drammatica, sceneggiatura e regia ci mettono del loro per rendere la vita del protagonista una sequela di disgrazie, per controbilanciare la fortunata carriera lavorativa.
Dopo un'apertura cruda e violenta, quasi da Tarantino unchained, il film mi diventa tristemente prevedibile, scadendo spesso nella retorica e nel pathos posticcio. I presidenti sono poco più che delle macchiette, mentre grande spazio viene dato allo scontro generazionale, con l'invenzione di un figlio che si trova (casualmente) in tutti i momenti caldi delle lotte per i diritti civili. Così, mentre il padre serve Kennedy, il figlio gira con Martin Luther King, e quando il papà serve Nixon, il pargolo mi diventa Black Panther. Insomma, una costruzione narrativa dallo schematismo imbarazzante, tanto è scoperto lo scheletro che tiene su scene madri e pistolotti vari. Forrest Whitaker fa del suo meglio nell'incarnare questo ultra-maggiordomo simbolico più realista del re, ma è servito da una sceneggiatura che non lo aiuta molto a rendere credibile e vivo il personaggio. Si finisce in gloria con Obama (ovviamente). Sopravvalutato.
The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (Lee Daniels' The Butler, USA, 2013)
Un film di Lee Daniels.
Con Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Mariah Carey, John Cusack, Jane Fonda, Cuba Gooding Jr., Terrence Howard, Lenny Kravitz, James Marsden, David Oyelowo, Alex Pettyfer, Alan Rickman, Vanessa Redgrave, Liev Schreiber, Minka Kelly, Robin Williams.
Durata 132 min.
* Per le differenze (notevoli) tra realtà e finzione si veda l'esauriente articolo di Time Entertainment.
Il personaggio interpretato da Forest Whitaker - ispirato ad un figura realmente esistita* - è lo spunto per raccontare la discriminazione razziale negli Stati Uniti lungo il Novecento. Compito che il film assolve con didascalica precisione. Ma visto che la tematica sembrava poco drammatica, sceneggiatura e regia ci mettono del loro per rendere la vita del protagonista una sequela di disgrazie, per controbilanciare la fortunata carriera lavorativa.
Dopo un'apertura cruda e violenta, quasi da Tarantino unchained, il film mi diventa tristemente prevedibile, scadendo spesso nella retorica e nel pathos posticcio. I presidenti sono poco più che delle macchiette, mentre grande spazio viene dato allo scontro generazionale, con l'invenzione di un figlio che si trova (casualmente) in tutti i momenti caldi delle lotte per i diritti civili. Così, mentre il padre serve Kennedy, il figlio gira con Martin Luther King, e quando il papà serve Nixon, il pargolo mi diventa Black Panther. Insomma, una costruzione narrativa dallo schematismo imbarazzante, tanto è scoperto lo scheletro che tiene su scene madri e pistolotti vari. Forrest Whitaker fa del suo meglio nell'incarnare questo ultra-maggiordomo simbolico più realista del re, ma è servito da una sceneggiatura che non lo aiuta molto a rendere credibile e vivo il personaggio. Si finisce in gloria con Obama (ovviamente). Sopravvalutato.
The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (Lee Daniels' The Butler, USA, 2013)
Un film di Lee Daniels.
Con Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Mariah Carey, John Cusack, Jane Fonda, Cuba Gooding Jr., Terrence Howard, Lenny Kravitz, James Marsden, David Oyelowo, Alex Pettyfer, Alan Rickman, Vanessa Redgrave, Liev Schreiber, Minka Kelly, Robin Williams.
Durata 132 min.
* Per le differenze (notevoli) tra realtà e finzione si veda l'esauriente articolo di Time Entertainment.
venerdì 3 gennaio 2014
Un imbroglio americano
Un ambizioso agente del FBI becca due truffatori e poi li usa per incastrare politici corrotti nell'America fine anni Settanta. Bei tempi.
Il cinema da sempre è affascinato dagli imbroglioni e dal mondo delle truffe (dalla Stangata ai vari Ocean's), forse perché finzione e inganno sono elementi comuni in entrambi gli ambienti. In ogni caso il regista porta su un altro livello il genere, costruendo un elaborato intreccio di inganni multipli e intorbidendo così bene le acque che fino alla fine non si sa chi inganni chi.
Pur ispirandosi a fatti realmente accaduti, il film trova la sua forza non in un rigoroso ritratto d'epoca, ma nei suoi sfaccettati e affascinanti personaggi. Vero motore della storia sono loro, interpretati da un cast a dir poco stratosferico, a partire da un Christian Bale meravigliosamente sfatto e in sovrappeso e una bollente Amy Adams, passando per un esagitato Bradley Cooper, per finire con una irresistibilmente svitata Jennifer Lawrence. Jeremy Renner è un umanissimo sindaco che prende tangenti per aiutare i suoi cittadini, roba che qua in Italia fa un po' tenerezza, mentre De Niro – tanto per cambiare – interpreta un mafioso.
David O. Russel fa film d'attori, in cui non mancano mai scene madri e interpretazioni intense ed American Hustle non fa eccezione. Qui la trama si dipana più lentamente, con curve ampie, qualche salto temporale e senza troppa azione. Ma resteranno sicuramente nella memoria la misurata performance di Bale, con ventre gonfio e grottesco riporto architettonico e quella torrida della Adams con le sue scollature vertiginose e la sua intelligente sensualità.
American Hustle è una commedia raggelata, un affresco dell'America che ha perso da un po' l'innocenza e già fa i conti con i guasti del capitalismo, senza sapere che il peggio deve ancora arrivare.
American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle, USA 2013)
Un film di David O. Russell.
Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence
Durata 138 min.
Il cinema da sempre è affascinato dagli imbroglioni e dal mondo delle truffe (dalla Stangata ai vari Ocean's), forse perché finzione e inganno sono elementi comuni in entrambi gli ambienti. In ogni caso il regista porta su un altro livello il genere, costruendo un elaborato intreccio di inganni multipli e intorbidendo così bene le acque che fino alla fine non si sa chi inganni chi.
Pur ispirandosi a fatti realmente accaduti, il film trova la sua forza non in un rigoroso ritratto d'epoca, ma nei suoi sfaccettati e affascinanti personaggi. Vero motore della storia sono loro, interpretati da un cast a dir poco stratosferico, a partire da un Christian Bale meravigliosamente sfatto e in sovrappeso e una bollente Amy Adams, passando per un esagitato Bradley Cooper, per finire con una irresistibilmente svitata Jennifer Lawrence. Jeremy Renner è un umanissimo sindaco che prende tangenti per aiutare i suoi cittadini, roba che qua in Italia fa un po' tenerezza, mentre De Niro – tanto per cambiare – interpreta un mafioso.
David O. Russel fa film d'attori, in cui non mancano mai scene madri e interpretazioni intense ed American Hustle non fa eccezione. Qui la trama si dipana più lentamente, con curve ampie, qualche salto temporale e senza troppa azione. Ma resteranno sicuramente nella memoria la misurata performance di Bale, con ventre gonfio e grottesco riporto architettonico e quella torrida della Adams con le sue scollature vertiginose e la sua intelligente sensualità.
American Hustle è una commedia raggelata, un affresco dell'America che ha perso da un po' l'innocenza e già fa i conti con i guasti del capitalismo, senza sapere che il peggio deve ancora arrivare.
American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle, USA 2013)
Un film di David O. Russell.
Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence
Durata 138 min.
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