Genova, G8 del 2001. Le grandi manifestazioni popolari del Genova Social Forum vengono funestate dalle devastazioni dei black bloc e dalla morte di Carlo Giuliani. La sera del 21 luglio la polizia, con il pretesto di un'aggressione subita da una pattuglia, fa irruzione alla scuola Diaz, uno dei dormitori dei manifestanti, e massacra di botte un centinaio di persone inermi. Chi non finisce subito in ospedale verrà trasferito alla caserma del Bolzaneto, dove le violenze continueranno per altri tre giorni. Questi i fatti nudi e crudi, che il film ricostruisce sulla base testimonianze del processo (almeno per quanto riguarda le violenze dentro la Diaz).
Diaz - Don't Clean Up This Blood è un film ambizioso, complesso e coraggioso, con un cast imponente e location difficili, che racconta i fatti di Genova con un taglio da reportage di guerra. La macchina da presa è dentro l'azione, le immagini sporche, a volte alternate con quelle di repertorio, il montaggio incalzante, la narrazione secca ma efficace. È un film corale, che sceglie di seguire alcuni personaggi con vicende emblematiche sia dalla parte di manifestanti che dei poliziotti. Il perno narrativo delle varie storie è la bottiglia vuota lanciata contro l'auto della polizia davanti alla Diaz che apre il film. Questa immagine tornerà più volte a segnalare il cambio di punto di vista. All'inizio non lo sappiamo, ma questo episodio quasi banale sarà il pretesto per l'irruzione dentro la scuola. E quello che succede là dentro è roba da dittatura cilena.
Il punto di forza del film – e paradossalmente la sua unica debolezza – è il voler stare ai fatti, l'esser il più possibile neutrale e inattaccabile per le immagini shockanti che da qui in poi proporrà allo spettatore. Ma non fa un passo in più per tentare di spiegare da dove origini questa folle e gratuita violenza, a chi serva e perché si perpetui poi – in modo ancor più ingiustificabile – al Bolzaneto, coinvolgendo centinaia di poliziotti. C'è un mandante politico? E le false prove inventate per giustificare l'irruzione sono state pianificate? E com'è possibile che dei poliziotti si trasformino in sadici aguzzini, torturando per giorni cittadini italiani e stranieri con la sola colpa di esser stati alla Diaz?
Il film ci mostra che sono state fatte a monte delle scelte scellerate riguardo all'ordine pubblico ma non si sforza di spiegarne il motivo. L'unica scelta "politica" fatta dagli autori è di fare questo film, di raccontare un evento gravissimo avvenuto nel nostro Paese e lasciare allo spettatore il giudizio su ciò che ha visto. È condivisibile, ma resta l'urgenza di metter in prospettiva i fatti. Ed è incontrovertibile che il grande movimento civile contro le politiche economiche del G8 è stato massacrato alla Diaz, mentre il perpetuarsi di quelle stesse politiche ci ha portato alla crisi attuale. Alla fine si esce dalla sala pieni di rabbia e sconforto, pensando che la democrazia in Italia è solo una pia illusione ottica che nasconde un rivoltante fascismo e vicende come questa ci fanno vedere la vera faccia del nostro Paese.
Diaz è un film da vedere assolutamente, caso più unico che raro di cinema spettacolare e di grande impegno civile, un'opera preziosa nel desolante panorama del cinema italiano.
Diaz - Don't Clean Up This Blood
Un film di Daniele Vicari (Italia, 2012)
Con Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Davide Iacopini, Ralph Amoussou.
Durata 120 min.
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