Ispirato ad una storia vera, il film racconta le vicissitudini di Donald Shirley, un raffinato e colto pianista di colore, e di Tony Vallelonga, suo rozzo autista italoamericano, in tournée nel profondo Sud negli anni di Kennedy. Il titolo si riferisce alla famigerata guida stradale per neri, con motel, alberghi e ristoranti in cui la gente di colore poteva sostare in sicurezza.
Sorta di A spasso con Daisy a ruoli invertiti (qui il boss è nero, l’autista bianco), Green Book s’inserisce nel fortunato filone di road movie con due personaggi mal assortiti che imparano a conoscersi strada facendo.
Sostenuto da una sceneggiatura furba e da una regia convenzionale ma efficace, il film brilla grazie all’interpretazione di uno strabordante Viggo Mortensen – inedito italoamericano panzone, scaltro e manesco – e di un misurato Mahershala Ali, sfuggente quanto elegante genio del piano. Shirley è una sorta di alieno drammaticamente solo a causa della sua identità, che non trova albergo né tra i neri né tra i bianchi ma solo sul palco, grazie alla sua geniale musica.
Green Book ci riporta in un'America razzista e disgustosamente segregazionista, facendo deflagrare le contraddizioni di una società ipocrita e permeata di una violenza tanto intollerabile quanto più è nascosta da modi falsamente gentili.
Il film mescola con perizia momenti drammatici con quelli più leggeri e, come spesso accade in opere di questo genere, l’ottimistica risoluzione è piuttosto edificante, lasciandoci con un finale forse un pelo ruffiano ma perdonabile. Non un capolavoro ma un film onesto e godibilissimo.
Green Book (USA, 2018)
Regia di Peter Farrelly.
Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne.
Durata 130 minuti
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