Fern è una vedova rimasta senza casa che gira gli States su un vecchio van vivendo di lavori saltuari o stagionali. Incontra un gruppo di nomadi che si ritrova annualmente nel deserto dell’Arizona, dove conosce molte persone nelle sue stesse condizioni che – per necessità o scelta – vivono sulla strada.
Toccante, poetico e realistico al tempo stesso, il film premio oscar Nomadland – un riuscito incrocio tra un road movie e un documentario – racconta l’articolata elaborazione di un lutto di una donna che ha perso tutto: il suo lavoro, il suo marito, la sua casa e infine la sua città. Troppo orgogliosa e troppo indipendente per accettare l’aiuto di familiari e amici, sceglie di girare l’America, conducendo una vita dura e grama ma godendo di una libertà impensabile per chi è schiavo di mutui e debiti.
La regista e sceneggiatrice Chloé Zhao (partendo dal libro inchiesta della giornalista Jessica Bruder) restituisce uno sguardo originale e distaccato sull’America contemporanea, che mostra l’altro lato dell’american dream, fatto di lavoretti, vecchi senza pensione, scarti di una società egoista e senza pietà. Dall’altro canto, questi nomadi incarnano un indomabile spirito di libertà ed evocano il mito dei pionieri, entrambi capisaldi della mitologia americana. Nel film non mancano gli sconfinati spazi della "frontiera" e la ricerca di una comunione con la natura, forse l’unica medicina per l’anima spezzata di Fern, una splendida e misurata Frances McDormand, qui al suo terzo Oscar. Con straordinaria naturalezza e grazie a dialoghi in gran parte improvvisati, l’attrice s’integra perfettamente in un cast composto prevalentemente da non professionisti (veri nomadi), riuscendo in modo semplice a toccare argomenti profondi e interrogandosi sul senso della vita e sull’insensatezza del capitalismo.
Nomadland (USA, 2020)
Regia di Chloé Zhao.
con Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Charlene Swankie, Derrick Janis.
Durata 108 min.
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