Prima recensione del 2013 dedicata al cinema italiano, girato però con attori anglofoni e ambientato altrove (e forse per questo Trieste è sembrata perfetta per girarvi alcune scene).
L'esperto antiquario e battitore d'aste Virgil Oldman viene chiamato a valutare e vendere il patrimonio di una giovane ereditiera, che vive da reclusa nella decadente villa di famiglia. L'uomo s'invaghirà della misteriosa ragazza con conseguenze fatali per la sua esistenza solitaria.
Tornatore torna ad un'opera "quasi" da camera (come Una pura formalità) tutta giocata sull'apporto di pochi attori. In questo caso il film è sostenuto interamente dalla calibrata interpretazione di Geoffrey Rush, perno di un raffinato meccanismo di seduzione, attrazione e tradimento. I simbolici rimandi al mondo dell'orologeria e degli automi meccanici, che riverberano la struttura a orologeria della trama, si sprecano nel film (la bottega dell'orologiaio, l'automa settecentesco, l'incredibile ristorante alla fine). E così pure i raffinati riferimenti al mondo della pittura e del falso (roba che sarebbe piaciuta a Orson Welles) come metafore dei rapporti umani e sentimentali, sono perfettamente giocati. Ma tutta questa eleganza formale e questa ricchezza di simboli non salva il film da un epilogo prevedibile e maldestro. L'orologio del mistero, che funziona per la prima parte, annoia nella seconda, perché diventa prevedibilmente preciso. E quando arriva il colpo di scena, è talmente telefonato che nessuno si stupisce. Anzi, sembra quasi che Tornatore sia più interessato alla costruzione di questo complesso meccanismo che al suo perfetto funzionamento finale. Peccato, perché il tentativo di restituire uno spicchio di vita, grazie ad affascinanti giochi d'ingranaggi, risulta alla fine un po' falso.
The Best Offer (Italia, 2012)
Un film di Giuseppe Tornatore
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson
Durata 124 min.
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