giovedì 27 febbraio 2025

Quel che resta del Vate



Fiume o morte!
è un documentario scanzonato e rigoroso che riesce a parlare di storia e scavare nelle memorie di una città con un linguaggio innovativo, spesso ironico e mai retorico. Il regista fiumano parte da un’idea semplice ma geniale: far mettere in scena l’occupazione dannunziana agli stessi cittadini, nelle stesse location, con trucco e abiti d’epoca ma lasciando l’ambientazione contemporanea. Ecco così svariati attori non professionisti presi letteralmente dalla strada interpretare a turno il Vate; altri suoi concittadini fanno da voce narrante, rigorosamente in dialetto fiumano; un sacco di baldi giovani reinterpretano sequenze d’azione o mettono in scena dei veri tableau vivant, rifacendo puntigliosamente fotografie d’epoca. L’effetto è straniante e spesso esilarante. Ignari passanti durante lo struscio nelle vie del centro si trovano in mezzo alle ricostruzioni storiche, alcuni si fanno i selfie con l’interprete di turno di D’Annunzio, i cellulari spuntano nelle foto di gruppo di atletici legionari. Così il regista racconta un episodio storico, dimenticato o rimosso dai più, e allo stesso tempo ci mostra la Rijeka odierna e come oggi i suoi cittadini si confrontano con il proprio passato. Nonostante la leggerezza dello stile, il documentario non tralascia gli episodi più drammatici dell’occupazione e smentisce molti falsi miti come quello sulla leggendaria e “avanzatissima” Carta del Carnaro, in realtà mai entrata in vigore. L’autodeterminazione del popolo fiumano e le sue libertà, nella realtà dei fatti, erano solo chimere e di certo non riguardavano le popolazioni slave. Non stupisce dunque che i fiumani oggi o non ricordino o abbiano una pessima opinione in merito all’impresa dannunziana.
Fiume o morte! è un bell'esempio di come si può parlare di storia, toccando anche temi delicati o “divisivi” in modo intelligente, accattivante ed evitando derive propagandistiche. Da proiettare nelle scuole di ogni ordine e grado.

Fiume o morte! (Croazia, Italia, Slovenia, 2025)
Un film di Igor Bezinovic
Durata 112 minuti

mercoledì 15 gennaio 2025

Non dove ma quando



Si possono raccontare molte storie in un’unica inquadratura senza muovere la macchina da presa di un millimetro per il 99% del film? Questa è la sfida estrema di Here, l’ultimo film di Robert Zemeckis, regista geniale e grande sperimentatore. Con molta eleganza il film mescola diverse linee narrative ed epoche che si alternano nello stesso luogo, perciò è una carrellata di “quando”, idea alla base della graphic novel di Richard McGuire da cui è tratta la sceneggiatura. Ma a parte questo – e ad un uso splendido dei riquadri tipici del fumetto – il film sviluppa lo spunto sfruttando al massimo il mezzo cinematografico pur con una macchina da presa inchiodata su una inquadratura fissa. Perciò si gioca sulla profondità di campo, con azioni che si svolgono vicine o lontane dall’obiettivo a seconda della temperatura emotiva della scena, sulla luce e – ovviamente – sulla scenografia.
Impressionante il meticoloso lavoro che impagina i vari riquadri di epoche diverse contemporaneamente in scena, creando echi, passaggi e rimandi tra i vari “quando”. Colpisce sicuramente molto di più del lavoro di “svecchiamento” digitale dei due attori protagonisti (Tom Hanks e Robin Wright, già insieme nel capolavoro di Zemeckis Forrest Gump) a cui il cinema ci ha già abituato da un po’ di anni. Per nostra fortuna nei film di Zemeckis gli effetti speciali sono sempre al servizio della storia, e – accanto al regista – c’è Eric Roth alla sceneggiatura  (premio Oscar proprio per Forrest Gump). Così il film diventa un saggio sull’immutabilità delle relazioni ed emozioni umane, in tutta la loro varietà, in tutti i tempi, ma anche un invito a realizzare i propri sogni, perché la vita è un lampo e noi siamo solo piccoli riquadri nell’immensità del cosmo.


Here (USA, 2024)

Un film di Robert Zemeckis. 

Con Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly

Durata 104 min. 

mercoledì 9 ottobre 2024

Come ti ammazzo il Joker



Cinque anni dopo quel capolavoro che è Joker, il regista azzarda un secondo capitolo e, decidendo di non ripetersi, scarta di lato, costruendo un film ancora più cupo e deprimente, al limite dell’esercizio d’autore. Come già il primo, è lontano anni luce dal genere, c’è ben poca azione e la trama è piuttosto esile. Arthur Fleck è rinchiuso ad Arkham dove un giorno incontra Lee (Lady GaGa), di cui si innamora follemente. Intanto inizia il suo processo, in una baraonda mediatica e tra le proteste in piazza dei seguaci di Joker, alter ego malvagio da cui Arthur sembra volersi allontanare; il conflitto viene reso esplicito nel breve cartone animato in stile Looney Tunes che apre il film.
La via di fuga da una realtà terribile e da un destino ineluttabile è la musica, che apre geniali squarci da musical rendendo il film un oggetto inclassificabile. Si può dire che proprio le performance di Lady GaGa e Joaquin Phoenix (che esibisce notevoli doti canore) salvano il film da una certa stanchezza. L’uso delle canzoni è astuto, talmente ben inserito nella trama, che il contesto porta a nuove e inedite chiavi di lettura dei versi dei grandi classici reinterpretati dai due protagonisti.
La performance di Phoenix è – come sempre – sbalorditiva, la confezione del film curatissima e la colonna sonora davvero notevole (musiche originali di Hildur Guðnadóttir, premiata con l’Oscar proprio per Joker).
Però sembra che il vero intento degli autori (Silver e Phillips) sia stato la completa demolizione del successo precedente: volevate un Joker 2? Eccovi accontentati, ma alle nostre condizioni. Risultato: un catastrofico flop al botteghino.
Non si prevede un Joker 3.

Joker - Folie À Deux (USA, 2024)

Un film di Todd Phillips. 

Con Joaquin Phoenix, Lady GaGa, Brendan Gleeson, Catherine Keener.

Durata 138 min.

giovedì 29 febbraio 2024

Lawrence d'Arrakis



Nella seconda parte del monumentale romanzo di Frank Herbert, il nostro eroe Paul Atreides non sfugge al suo destino, trasformandosi nel tanto atteso mahdi che guiderà i fieri popoli Fremen a riconquistare il loro pianeta, come vuole un'antica profezia.
L'atteso seguito di Dune procede sulla strada del precedente, con tutti i suoi pregi e difetti. Forse il punto più debole è un protagonista non molto convincente per il ruolo complesso del giovane rampollo aristocratico che diventa guida della ribellione dei popoli del deserto come fosse un novello Lawrence d'Arabia. Pur di mantenere un buon ritmo, il film a volte accelera troppo e rallenta forse dove non dovrebbe. Il cuore di questa parte della storia dovrebbe essere la dolorosa presa di coscienza del protagonista che invece viene rappresentata, a mio avviso, in modo troppo sbrigativo.
Di buono c'è una messa in scena sontuosa, una grande attenzione nella costruzione delle inquadrature, nelle scelte cromatiche (calde e sature per Arrakis, fredde e grigie per Giedi Prime), tanta più azione e, finalmente, si vedono i famosi vermi delle sabbie. Ottimo il sound design e un pelino meno molesta la colonna sonora di Hans Zimmer, qui più a supporto dell'azione che nel precedente (ci sono anche dei momenti di silenzio!).
Il finale un po' sospeso lascia lo spazio a infiniti possibili sequel. Del resto il ciclo di Dune consta di ben sei romanzi, di materiale ce n'è.
Ma alla fine ci si pone la domanda se si poteva fare un adattamento meno prolisso (320 minuti in tutto!) di questo capolavoro della fantascienza senza tradirlo, quesito che credo resterà senza risposta. Il romanzo di Herbert, denso e profondo, offre tanti temi e Denis Villeneuve e il suo sceneggiatore ne hanno sviluppati solo alcuni, dando la preferenza a quelli più adatti al cinema, che sono forse quelli meno interessanti. C'è da dire che purtroppo alcune delle idee miglior della saga di Dune le aveva già rubate Lucas per i suoi Star Wars. Perciò è arduo fare Dune al cinema senza che gli spettatori pensino che stai plagiando il lavoro del vecchio George. 
Resta il fatto che il romanzo è intriso dello spirito del suo tempo, gli anni Sessanta. Mi chiedo se si poteva trasportalo meglio negli anni Venti del XXI secolo con una lettura nuova e intelligente, magari proprio tradendolo un po'.

Dune: Parte 2 (Dune: Part Two, USA, Canada 2024)
Un film di Denis Villeneuve.
Con Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken, Stephen McKinley Henderson, Léa Seydoux, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Javier Bardem, Anya Taylor-Joy
Durata 166 min. 

giovedì 1 febbraio 2024

"Formidable!"



Bella Baxter è una donna letteralmente col cervello di una bambina, risultato di un folle esperimento del professor Godwin Baxter. Ma ben presto, crescendo, sviluppa incontrollabili pulsioni sessuali e un’incontenibile curiosità per il mondo. Scappa così con Duncan Wedderburn, un avvocato dongiovanni, per una lunga avventura piena di sesso, scoperte, incontri e brutte esperienze che, nonostante tutto, non intaccheranno la sua purezza di spirito e il suo indomito carattere.
Bella è un eroina libera da pregiudizi e da sovrastrutture culturali, pura, senza filtri, compassionevole e perciò una pericolosa eversiva in una società ipocrita, misogina e patriarcale. Non bisogna lasciarsi distrarre dallo spunto narrativo da horror gotico (Frankenstein) o dall’ambientazione steampunk, perché il nocciolo del film sta da un’altra parte: Povere creature! è un calcio nelle palle alla società maschilista che è ancora qui con noi, è una versione più adulta e cattiva di Barbie (il film) e del suo femminismo plasticoso ed edulcorato. “Quindi desideri sposarmi o uccidermi? È questa la proposta?” dice Bella a Duncan che sta uscendo di senno solo perché lei si comporta esattamente come lui. Una frase di grande attualità.
Povere creature! è un film oltraggioso, divertente, ironico, grottesco, con una prima parte in un bianco e nero cupo di lynchiana memoria e un uso smodato di grandangoli estremi che neanche Terry Gilliam sotto acido. Quando parte l’avventura della protagonista si fa colorato, barocco, pieno di cieli pittorici, architetture stravaganti, piroscafi improbabili e tram volanti.
Ma gran parte del film sta sulle spalle di Emma Stone che ci mette anima e corpo e ci regala una performance memorabile, incarnando un’indimenticabile giovane donna che travolge tutto e tutti come un salvifico tornado.

Povere creature! (Poor things, USA, 2023)
Un film di Yorgos Lanthimos.
Con Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef.
Durata: 141 min.

mercoledì 3 gennaio 2024

Il viaggio di Mahito


Giappone, Seconda guerra mondiale. Il giovane Mahito, che un anno prima ha perso sua madre, si trasferisce con il padre Shoichi, nella residenza di campagna della zia Natsuko. Ben presto scopre che Natsuko, che aspetta un figlio da suo padre, sarà la sua matrigna, notizia che non allevia la sua sofferenza per la scomparsa della mamma. Nella sua nuova casa è servito da uno stuolo di “nonnine” (un personaggio immancabile nei film di Miyazaki) e perseguitato da uno strano airone cinerino. Nel giardino c’è un misterioso maniero in rovina costruito da un suo avo che, come scoprirà presto è un portale per entrare in un altro mondo.
Dopo un incipit drammatico e realistico, con qualche spunto autobiografico (Shoichi, come il padre del regista, dirige una fabbrica di forniture per aerei militari), il film vira decisamente nel fantastico, in uno di quei visionari mondi alternativi che sono quasi un marchio di fabbrica di Miyazaki, pieni di strani esseri, spiriti, nuvole e paesaggi surreali. La narrazione sinuosa, ellittica, quasi onirica, trascina lo spettatore in un vortice fantasmagorico pieno di invenzioni e poesia. Tutta l’avventura di Mahito può essere letta sia come una barocca elaborazione del lutto che come un viaggio dentro l’inconscio o un racconto di formazione rivisitato in chiave fantastica.
Splendidamente disegnato a mano, attento ai dettagli e con meravigliosi fondali pittorici, Il ragazzo e l’airone è un altro stupefacente capolavoro del grande maestro Hayao Miyazaki.

Il ragazzo e l’airone (Kimi-tachi wa dō ikiru ka, Giappone, 2023)
Scritto e diretto da Hayao Miyazaki.
Durata: 124 min.

lunedì 6 novembre 2023

Una donna italiana


Roma, maggio 1946. Delia è sposata con Ivano, un marito detestabile e manesco – "è nervoso, ha fatto due guerre". Lei s’industria tutto il giorno per metter insieme il pranzo con la cena, si occupa quotidianamente dei tre figli e del suocero infermo, bloccata in una vita infernale con pochissime gioie. Ma qualcosa sta per cambiare in Italia e Delia ne vuole far parte.
Il film mette subito le carte in tavola fin dalla prima fulminante scena, presentando il tono della pellicola e i suoi protagonisti. Nonostante la trama e la fotografia in bianco e nero da film neorealista, C’è ancora domani non ha molto da spartire con il genere. Affronta dei temi pesantissimi (e molto attuali come la liberazione della donna, la parità di genere, il ruolo delle donne in Italia) con la leggerezza della migliore commedia italiana, grazie ad una sceneggiatura precisa e affilata, un cast magnifico e delle ottime idee di regia. Ne è un esempio la sequenza astratta della violenza, trasformata in una straniante coreografia, che colpisce più di una scena esplicita, e l’uso molto creativo delle canzoni (quasi mai legate all’epoca in cui il film si svolge).
L’esordio alla regia della bravissima Paola Cortellesi è un piccolo gioiello, un raro caso di film che ti resta in mente per giorni dopo la visione, perfetto nel suo equilibrio tra dramma e commedia, tra risate e commozione. Affiancata nel film dall'altrettanto ottimo Valerio Mastandrea (odioso e terrificante come non mai), l’attrice e neo-regista ci regala un’opera prima di magistrale bellezza.

C’è ancora domani (Italia, 2023)
Un film di Paola Cortellesi
Con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni, Francesco Centorame
Durata 118 min.