mercoledì 27 aprile 2011

Déjà vu Code



Un eroico capitano americano viene mandato a più riprese in missione nel corpo di un insegnante, durante gli ultimi otto minuti della sua vita su un treno per Chicago che sta per esplodere. Deve scovare l'attentatore. Alla fine ci riesce, ma…
Astuto mix di Ricomincio da capo e uno qualsiasi dei Die Hard, per un film d'azione (ma non troppo), con una spruzzata di fantascienza fintamente cervellotica (ah, la comoda la scusa della fisica quantistica per pasticciare con le trame che intrecciano tempi e universi paralleli).
Dopo l'esordio con il brillante Moon (una buona idea giocata bene con grande economia di mezzi), il regista Duncan Jones amalgama tante idee déjà vu in un film godibile ma non certo originalissimo. E i déjà vu dei loop temporali del protagonista scivolano dal film al pubblico, al quale pare di aver già visto tutto ciò: vivere nei panni di un altro, poco tempo per sventare un attentato, il prevedibile intreccio romantico (giusto per accontentare le spettatrici) e i colpi di scena che appaiono telefonatissimi ad uno spettatore un po' smaliziato. E devo tacere dell'ennesimo saccheggio dell'opera di Philip K.Dick, che - lui sì – di idee originali ne aveva, e Hollywood ci camperà ancora per cent'anni.
Ma sembra evidente che gli autori di Source Code non volevano impantanarsi in cubi di Rubik temporali in stile Donnie Darko (anche se c'è Jake Gyllenhaal) e hanno confezionato un classico film d'intrattenimento (che si finge intelligente) e niente più. Con po' di coraggio gli spunti della trama avrebbero potuto diventare anche stilisticamente più originali: per esempio girare tutto in soggettiva, oppure in piano sequenza senza stacchi di montaggio. E invece no, tutto è reso più banalmente, al costo di incongruenze piuttosto lampanti (come il capitano nel corpo dell'insegnante che mantiene ai nostri occhi le sembianze di Jake Gyllenhaal). Per una serata senza grandi pretese.
Nota al margine: ho visto il film al Cinecity in anteprima (come i veri critici) grazie a Bora.la e con una proiezione digitale ottima (si vedevano i pori di Michelle Monaghan e le venette rosse negli occhi di Jake Gyllenhaal), altroché certe robe sfocate nelle sale del centro di Trieste!

Source Code (USA / Francia, 2011)
Un film di Duncan Jones.
Con Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Brent Skagford.
Durata 93 min.

sabato 16 aprile 2011

Ad ogni morte di Papa



Il conclave ha nominato il nuovo pontefice, ma il prescelto (Michel Piccoli) va in crisi prima di essere presentato al mondo. Il Vaticano chiama uno psicoanalista (Nanni Moretti) che non risolverà nulla. Intanto il novello Papa scappa e vaga in incognito per Roma, fa cose, incontra gente…
Moretti, che fa un film ad ogni morte di Papa, parte proprio da qui per il suo nuovo misterioso oggetto filmico. Lo spunto di partenza è promettente (uno psicanalista laico che deve "sbloccare" un neo Papa in crisi) e produce una serie di situazioni e battute riuscite, ma nella seconda parte si perde un po' per strada, come il suo Papa spaesato. È tanto lieve e divertente nei siparietti dello psicoanalista prigioniero tra i cardinali del conclave, quanto inconsistente nel dare un vero corpo agli umanissimi dubbi del pontefice. Nonostante l'ottimo Piccoli, il suo personaggio sembra un po' irrisolto. Ci si aspetterebbe di più da questo Papa post-Wojtyla, che si perde nella Roma contemporanea, colpa forse di una sceneggiatura curiosamente reticente sui veri problemi e sui recenti scandali della Chiesa nel Terzo Millennio. A Moretti evidentemente interessa di più l'uomo che il simbolo, ma alla fine ci racconta molto poco di lui e dei motivi che l'hanno indotto a sottrarsi all'investitura.
Nanni Moretti attore è sempre irresistibile (quando fa se stesso) e inoltre qua fa sfoggio di notevole autoironia ("Sono il migliore", dice di sé. "È per questo che mia moglie mi ha lasciato…"). Come regista è bravo a scegliere le facce giuste (tutti i cardinali e lo strepitoso Jerzy Stuhr), a ritrarre con divertita leggerezza il mondo compassato del conclave, a inventare scenette surreali (l'attore cechoviano impazzito, la partita di pallavolo tra cardinali), a spargere battute intelligenti. Perciò il film sembra una boccata d'aria fresca in mezzo banalità della commedia italiana contemporanea, ma è aria condizionata. Infatti, a ben vedere il film è un bignamino delle ossessioni morettiane: psicoanalisi (Sogni d'oro, La stanza del figlio), la partita come terapia (Palombella rossa), l'uomo e la fede (La messa è finita), la cialtroneria dei giornalisti (ancora Palombella rossa), tanto per citare le prime che vengono in mente.
In conclusione, Habemus papam sembra un divertissement d'autore rispetto alle altre più dense e impegnate opere di Moretti.

Habemus papam (Italia/Francia, 2011)
Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Ulrich von Dobschütz, Gianluca Gobbi, Nanni Moretti, Margherita Buy
Durata 104 min.

domenica 3 aprile 2011

Effetto Boris



René Ferretti e la sua troupe scalcinata (pesce rosso compreso) approdano sul grande schermo per girare un film tratto da La casta (!!!). Sarà un disastroso successo oppure solo un incubo?
La vena dissacrante e la satira cattiva sul sottobosco della produzione televisiva italiana, propria della serie culto Boris, viene applicata al mondo del cinema con risultati controversi. La forma film penalizza il ritmo e l'incalzare delle gag tipiche dell'episodio tv, il soggetto improbabile (trarre un film dal libro - inchiesta dei giornalisti Stella e Rizzo sull'onda del successo di Gomorra) non sembra far decollare come si deve questa pellicola. Non mancano delle perle geniali sparse qua e là (imperdibile la lezione del regista di cine-panettoni su come confezionarne uno di successo – una collisione di linguaggio colto e bassa volgarità, geniale l'espediente per far recitare decentemente l'attrice "cagna maledetta", divertente il cameo di Nicola Piovani, ottime alcune amare battute), ma appunto sono episodi fugaci, persi in una trama che si dilunga a prendere di mira vizi e vezzi del peggior (e del miglior) cinema italiano, senza però far ridere veramente. È una comicità intelligente, forse anche troppo, e spesso sembra che alcune frecciate siano ben comprensibili solo dagli addetti ai lavori. Lo svolgimento del plot pare una versione irriverente del classico film sul film, tipo Effetto notte di Truffaut, con tutte le vicissitudini e gli imprevisti della lavorazione (gli amorazzi da set, la morte di un attore durante le riprese, gli espedienti per trarre il meglio dalla diva, etc), ma ovviamente è solo il pretesto per sbeffeggiare un po' tutti, dal cine panettone al film d'autore. Se il risultato non sempre è all'altezza delle aspettative di una serie tv che faceva ridere veramente, è comunque superiore a molte delle commedie italiane degli ultimi tempi.

Boris - Il film (Italia, 2011)
Un film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo.
Con Luca Amorosino, Valerio Aprea, Ninni Bruschetta, Paolo Calabresi, Antonio Catania, Carolina Crescentini, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggeri, Alberto Di Stasio, Roberta Fiorentini, Caterina Guzzanti, Francesco Pannofino, Andrea Sartoretti, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi, Karin Proia, Massimiliano Bruno, Claudio Gioé
Durata 108 min.