giovedì 13 gennaio 2011

La vita è adesso



Tre personaggi incontrano la morte: Marie è una giornalista sopravvissuta allo tsunami, George è un sensitivo il cui dono di parlare ai morti gli ha avvelenato la vita, il piccolo Marcus ha perso il fratello gemello e non riesce più a vivere. Tre storie drammatiche che finiranno per intrecciarsi.
Titolo programmatico (Hereafter, l'aldilà) per un film che vuole affrontare in modo laico il tema della morte e di quello che c'è (o non c'è) dopo. Niente consolatorie favolette religiose, solo la distaccata discesa nelle vite di una manciata di personaggi che con la morte - in modi diversi - si sono confrontati. È un film che non dà nessuna risposta, pone dei quesiti e non si accontenta delle facili risposte della fede: significativa la sequenza del funerale del bambino, con il prete frettoloso, la squallida cappella semideserta, la predichetta standard e un altro funerale in attesa fuori dalla porta. È una delle poche sequenze in cui appare un rito religioso. Perché appunto è un film laico e sembra quasi una bestemmia dirlo oggi in Italia. Perché la morte e l'aldilà non possono e non devono essere un'esclusiva della religione. Purtroppo la ragione e la scienza sembrano non offrire alternative decenti a chi subisce un lutto o un'esperienza sconvolgente di morte temporanea. Ma l'insegnamento di nonno Clint è di vivere pienamente la nostra vita e di non preoccuparci troppo di quello che ci aspetta dopo la nostra dipartita. Insomma la vita è adesso, è in questo mondo che dobbiamo trovare l'amore, la pace e superare anche le perdite più dolorose. Probabilmente è questo il vero senso di un finale – in apparenza troppo facilmente consolatorio – in cui i tre protagonisti trovano ciascuno una risposta ai loro drammi.
Hereafter non è un film perfetto – il dipanarsi della trama è piuttosto scontato (nonostante la sceneggiatura firmata da Peter Morgan), il finale non brillante e la colonna sonora (dello stesso Clint) un po' piatta e monotona – ma dimostra una coraggiosa volontà di perseguire un cinema personale e denso nei contenuti. Inoltre è ottimamente girato e riesce pure a sorprenderci con una magistrale sequenza d'apertura da far invidia a Roland Emmerich ed evitando accuratamente una precisa rappresentazione dell'aldilà, che in troppi film finisce per scadere nel kitsch (Al di là dei sogni, o anche Amabili resti). In conclusione, Hereafter è un film discontinuo ma onesto, che vi lascerà con una scia di pensieri sulla vita e sulla morte piuttosto rari al giorno d'oggi. O vi piacerà o l'odierete.

Hereafter (USA, 2010)
Un film di Clint Eastwood.
Con Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren
Durata 129 min.

sabato 1 gennaio 2011

Rin-tron



Il giovane Sam, figlio del geniale programmatore Kevin Flynn, finisce risucchiato in un mega-computer, dove il padre è ostaggio della sua creatura da più di vent'anni. In questo mondo da videogame oscuro, violento e totalitario, Sam avrà modo di confrontarsi con il genitore e di maturare come uomo.
Quattro motivi per andare vedere Tron Legacy:
1) Il ricordo di Tron, un film visivamente d'avanguardia
2) Due Jeff Bridges al costo di uno, anche se nel film ha battute insensate tipo "Vado ad ascoltare il suono del cielo" (Jeff, quel suono che senti è il pubblico che ronfa in sala)
3) Olivia Wilde in tutina aderente
4) La colonna sonora dei Daft Punk (se vi piace il genere), che è piacevolmente retrò e ruba molto al Vangelis di Blade Runner e al Carpenter di 1997 - Fuga da New York.
Perché alla fine questo pseudo remake (parzialmente in inutile 3D) non ha molto altro di nuovo da offrire. Tutte le idee buone che ci sono erano già nel Tron del 1982 e quello sì che era un film rivoluzionario: immagini generate al computer, mondi virtuali, estetica da videogame e il tutto realizzato con i limitati mezzi dell'epoca*. In questa nuova versione la CGI dilaga e rifà le stesse sequenze dell'originale con la potenza della tecnica di oggi: il film è costato uno sproposito (più di Avatar, pare) e si vede, peccato abbiano risparmiato (come per Avatar) sulla sceneggiatura. Infatti la storia non è poi così coinvolgente e all'ennesima inutile lunga perfetta scena da videogame, ci si annoia un po'. Per non parlare di tutta una serie di echi da altri classici della fantascienza messi là tanto per dare un tono finto autoriale ad un film di puro intrattenimento. Tanto per fare un esempio: eterna notte cupa e finale solare (Blade Runner), la scenografica casa di Flynn (2001 Odissea nello Spazio), Tron, l'eroe buono che diventa cattivo, si nasconde sotto un casco impenetrabile, e poi si redime alla fine (come il Darth Vader di Star Wars)… e via "citando".
Una nota di merito per la resa molto credibile del clone giovane di Jeff Bridges, perfetto attore virtuale e per l'intermezzo di Castor, un divertito e divertente Michael Sheen.
Ma alla fine viene voglia di rivedersi il vecchio Tron, con gli omini al neon dipinti a mano e le motociclette 3D che oggi fanno tanta tenerezza.

Tron legacy (USA 2010)
Un film di Joseph Kosinski.
Con Jeff Bridges, Garrett Hedlund, Olivia Wilde, Michael Sheen, Bruce Boxleitner.
Durata 127 min.

* Guardatevi questo simpatico documentario dell'epoca sulla creazione delle immagini digitali di Tron e scoprirete l'enorme computer usato e la stupefacente sala con i banchi di memoria grandi come lavatrici!