domenica 30 maggio 2010

Povera Italia



Claudio costruisce case. Ha una moglie, due figli e un terzo in arrivo. Ma Elena muore durante il parto e lui elabora il lutto decidendo di diventare un "figlio de 'na mignotta", perché solo quelli fanno i soldi. Non ci riuscirà.
Attraverso la drammatica vicenda di Claudio, Daniele Luchetti ci parla di un'Italia contemporanea non molto bella. E lo fa con un'inaspettata leggera grazia, nonostante i temi da puntata depressiva di Report: lavoro nero, infortuni mortali, edilizia selvaggia, imprenditori senza scrupoli, evasori totali. E poi, su tutto, il mito del denaro facile. Solo quello sembra contare. Avere più soldi, comprare più cose, apparire più ricchi. Claudio abbagliato da questo miraggio, ci prova e fallisce. Ma forse, alla fine, capisce che la felicità dei suoi figli non si compra con le cose.
Il regista sceglie di raccontare le macerie della nostra società partendo dal basso e dalla periferia. Gira in modo nervoso, con la camera spesso sull'intenso volto del protagonista, un ottimo Elio Germano. Sorprende e convince anche un dimesso Raoul Bova, nel ruolo del fratello maggiore. Luca Zingaretti – con un'improbabile parrucca – è invece il vicino di casa delinquente dal cuore tenero.
La nostra vita probabilmente è uno dei pochi film italiani che tra vent'anni farà capire ai posteri i tempi che stiamo vivendo. Nessuno si stupirà allora dell'esistenza di questa indecente classe politica, perché questi sono gli italiani che l'hanno scelta. Chi ci salverà da noi stessi?

La nostra vita (Italia, Francia 2010)
Un film di Daniele Luchetti.
Con Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania Montorsi, Giorgio Colangeli
Durata 95 min.

mercoledì 12 maggio 2010

La dittatura della merda



Cose che ho imparato da questo documentario:
1) se le terra trema da mesi e tutti i mass media vi dicono di restare in casa che tutto va bene, scappate subito;
2) se dopo il sisma, la vostra casa ha qualche crepa ma è ancora abitabile, barricatevi dentro;
3) se pensate che basta togliere Berlusconi di mezzo perché tutto vada meglio, vi illudete perché la merda è arrivata al potere e non se ne andrà via tirando lo sciacquone.
Sabina Guzzanti va a seguire il circo mediatico che giunge a L'Aquila dopo il terremoto e da lì comincia indagare sulla gestione dell'emergenza e sulla discutibile scelta di ricostruire ex-novo dei quartieri fuori città. I cittadini e le autorità locali sono estromesse da qualsiasi decisione. C'è l'emergenza e comanda la Protezione Civile. La città viene completamente evacuata e la gente mandata in "vacanza" negli alberghi del litorale o chiusa in tendopoli militarizzate (dove non si possono fare assemblee, bere caffè o coca-cola). Chi ha la casa appena danneggiata non può aggiustarla. E a settembre le tendopoli vengono chiuse e la gente spedita via. Pochi fortunati vanno nelle rare case nuove (costate uno sproposito), completamente arredate e fornite di tutto, dallo champagne allo spazzolone per il cesso. Insomma, sembra che certe scelte siano piuttosto insensate e i cittadini si pongono delle legittime domande. La risposta arriverà qualche mese dopo, con la pubblicazione della famigerata intercettazione di due imprenditori che se la ridono per la prospettiva di lucrosi affari post-terremoto. Perché grazie ad alcune opportune leggi, la Protezione Civile tutto può e tutto fa, in barba alle gare d'appalto e alle leggi vigenti. Funzionari corrotti e palazzinari senza scrupoli fanno il resto: la solita melma italiana. Sabina Guzzanti allarga l'orizzonte della sua indagine e cerca di spiegarci come siamo arrivati a tutto questo.
Draquila è un documentario a tesi, evidentemente schierato, e lo dichiara subito: vuole dimostrare che
1) il terremoto è stato una formidabile occasione di propaganda per aumentare la popolarità del premier e
2) il primo esperimento di sospensione dei diritti dei cittadini ad uso e consumo di imprenditori senza scrupoli, amici degli amici, a cui vanno finanziamenti faraonici per piani ricostruttivi insensati e inutili.
Queste tesi vengono sostenute in modo piuttosto convincente e articolato. Proprio per questo forse non serviva dipingere Berlusconi come una macchietta. Perché questo documentario dovrebbe vederlo proprio chi lo ha votato e ancora gli crede, perché cominci a dubitare di questo Uomo dei Miracoli. Un tono più neutro e meno barricadero sarebbe stato più efficace, ma penso che Sabina Guzzanti non riesca a controllarsi più di così.
Ci sono molte cose belle (quasi tutte le sequenze in cui Silvio non c'è), come la passeggiata notturna nel centro dell'Aquila con il sindaco, l'incontro con l'unico abitante rimasto in città, o i tanti racconti della gente costretta nelle tendopoli. Bella anche la chiusura del film, con le parole forti e lucide di un terremotato sulla dittatura, parole che mi hanno suggerito il titolo. Andate ad ascoltarle. Film necessario.

Draquila - L'Italia che trema (Italia, 2010)
Un film di Sabina Guzzanti
Con Sabina Guzzanti
Durata 93 min.

martedì 4 maggio 2010

La banalità dell'adulterio



Anna (Alba Rohrwacher) è una diligente impiegata in un ufficio di Milano. Convive con Alessio (Giuseppe Battiston), commesso, un compagno affettuoso e comprensivo, con il dono di aggiustare tutto. Però, che palle di vita!
Così, quando Anna incontra per caso Domenico (Pierfrancesco Favino), ruvido e passionale, scocca la scintilla. Ed è un'attrazione fisica forte, irrazionale, incontrollabile. Un amore tutto sesso che si consuma in una pacchiana stanza di motel. Peccato che Domenico tiene famiglia e i soldi non arrivano alla fine del mese.
Soldini ci racconta l'adulterio ai tempi della crisi, con personaggi ordinari, vite banali, consumate noiosamente in case di periferia anonime e senza qualità. Segue le loro esistenze nei gesti di ogni giorno, senza enfasi, quasi in punta di piedi.
Certo, il plot è minimale, ma gli attori rendono piuttosto credibili i loro personaggi. Peccato che all'immenso Battiston (cfr. Orson Welles' Roast in teatro!!) diano sempre il ruolo del tenero orsacchiotto e a Favino quello dell'amante focoso. Invertirli ogni tanto?
Soldini scandisce lo sviluppo del rapporto tra i due amanti con un montaggio ellittico, in un crescendo di sotterfugi e bugie. In un azzeccata contrapposizione ci mostra il ritorno a casa dei due amanti: la moglie sgama subito il marito fedifrago, mentre il candido compagno tradito non sospetta nulla. Ah, questi uomini, che distratti!
Film freddino con finale (giustamente) aperto. Astenersi coppie in crisi.

Cosa voglio di più
(Italia / Svizzera, 2010)
Un film di Silvio Soldini.
Con Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Monica Nappo, Gigio Alberti, Fabio Troiano.
Durata 126 min.