domenica 3 febbraio 2019

Giochi di donne


Intrighi di corte e lotta senza quartiere tra due dame alla corte della regina Anna nell’Inghilterra del primo Settecento.
Ne La Favorita un terzetto di brave attrici è al servizio di un perfido meccanismo di relazioni infide e giochi di potere in un decadente e malsano ambiente di corte. Al vertice c’è una regina malata e debole, figura tragicomica in balia dei suoi capricciosi umori, facilmente manipolata dalle due terribili dame di corte. Lady Sarah è una donna forte e determinata, che di fatto amministra la corte (e il Paese), mentre l’apparente mansueta Abigail, sua cugina caduta in disgrazia, è una scaltra arrivista che mira solo a sistemarsi.
Nessun si salva in questa caustica commedia che mette in scena il lato più squallido dei suoi protagonisti, dove sembra che tutti agiscano solo per il proprio tornaconto, in un crescendo di violenza fisica e psicologica.
Mentre il popolo (sempre fuori scena e appena evocato dai ministri di corte) crepa in guerra e lotta per non morire di fame, i nobili fanno la bella vita, chiusi in un castello lontano dalla realtà, tutti intenti a inseguire i propri meschini affari anche quando credono di agire per il bene della nazione.
Il film è impreziosito dalla perfetta fotografia di Robbie Ryan, che usa mirabilmente la sola luce naturale (ma adotta spesso un innaturale grandangolo esasperato che trasforma gli ambienti in surreali spazi distorti), da scenografie straordinarie e splendidi costumi, nonché da una colonna sonora tra il barocco e un minimalismo ossessivo che rende ipnotiche molte sequenze.
Favorito alla corsa agli Oscar e adorato dalla critica, La favorita è indubbiamente un film con grandi pregi ma che non riesce ad appassionare e coinvolgere, forse a causa di personaggi con cui è impossibile empatizzare e ad una trama terribilmente algida.

La favorita (The Favourite, Grecia, 2018)
Regia di Yorgos Lanthimos.
Con Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, James Smith
Durata 120 minuti.

sabato 2 febbraio 2019

Strada facendo


Ispirato ad una storia vera, il film racconta le vicissitudini di Donald Shirley, un raffinato e colto pianista di colore, e di Tony Vallelonga, suo rozzo autista italoamericano, in tournée nel profondo Sud negli anni di Kennedy. Il titolo si riferisce alla famigerata guida stradale per neri, con motel, alberghi e ristoranti in cui la gente di colore poteva sostare in sicurezza.
Sorta di A spasso con Daisy a ruoli invertiti (qui il boss è nero, l’autista bianco), Green Book s’inserisce nel fortunato filone di road movie con due personaggi mal assortiti che imparano a conoscersi strada facendo.
Sostenuto da una sceneggiatura furba e da una regia convenzionale ma efficace, il film brilla grazie all’interpretazione di uno strabordante Viggo Mortensen – inedito italoamericano panzone, scaltro e manesco – e di un misurato Mahershala Ali, sfuggente quanto elegante genio del piano. Shirley è una sorta di alieno drammaticamente solo a causa della sua identità, che non trova albergo né tra i neri né tra i bianchi ma solo sul palco, grazie alla sua geniale musica.
Green Book ci riporta in un'America razzista e disgustosamente segregazionista, facendo deflagrare le contraddizioni di una società ipocrita e permeata di una violenza tanto intollerabile quanto più è nascosta da modi falsamente gentili.
Il film mescola con perizia momenti drammatici con quelli più leggeri e, come spesso accade in opere di questo genere, l’ottimistica risoluzione è piuttosto edificante, lasciandoci con un finale forse un pelo ruffiano ma perdonabile. Non un capolavoro ma un film onesto e godibilissimo.

Green Book (USA, 2018)
Regia di Peter Farrelly.
Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne.
Durata 130 minuti