martedì 29 marzo 2011

L'amore al tempo dei cloni



Triangolo d'amore e d'amicizia tra i giovani Kathy, Ruth e Tommy, in un'Inghilterra del recente passato (alternativo). Si conoscono nel grigio e isolato collegio di Hailsham, dove vengono allevati per diventare donatori di organi. S'innamoreranno, si lasceranno e si ritroveranno, ma non diventeranno mai vecchi.
Struggente film, che parte da uno spunto da fantascienza sociale molto anni Settanta (ma è tratto da un romanzo del 2005 di Kazuo Ishiguro), per parlare degli eterni grandi temi: cosa fa di un uomo un uomo, cos'è l'amore, qual è il senso della vita.
La vicenda viene narrata in flashback da Kathy (un'intensa Carey Mulligan) e questo punto di vista parziale giustifica alcuni punti oscuri che fanno sorgere nello spettatore ovvie domande: i protagonisti sono dei cloni o degli orfani molto sfortunati? perché sono così rassegnati al loro destino? sono stati condizionati mentalmente? vengono drogati? sono sterili? La pellicola lascia inevase queste domande per portare la storia ad un livello più astratto e rarefatto.
Raccontando le brevi vite dei tre protagonisti, con tutti i loro sentimenti e i loro ingenui sogni, il film ci mostra come la vita e l'amore scorra in tutte le creature, anche in quelle create con l'unico scopo di fornire ricambi ad umanità immortale e crudele. I protagonisti vengono resi più umani possibile e alla fine non si capisce perché e per chi debbano morire. Dell'umanità a cui donano gli organi vediamo ben poco, perché i donatori vivono gran parte delle loro vite appartati e spesso incapaci di relazioni nel mondo reale. La pellicola sottolinea questo senso di smarrimento e lontananza con efficaci ambientazioni molto british (fredde spiagge deserte, campagne brumose, cittadine sul mare spopolate, fattorie remote).
Il film, che si avvale di un notevole cast di giovin attori, è pieno di scene di raffinata crudeltà psicologica. La più agghiacciante spetta alla direttrice del collegio, interpretata da una gelida Charlotte Rampling (perfettamente a suo agio), quando spiega a Kathy e Tom adulti che i "metodi umani" nel suo istituto, ormai chiuso, servivano solo a dimostrare al mondo che i suoi "bambini speciali" avessero un'anima. Ma il mondo non volle rinunciare comunque ai suoi donatori di organi.
Film bello ma impegnativo, da vedere un giorno che siete un po' troppo felici.

Never Let Me Go (USA/Gran Bretagna, 2010)
Un film di Mark Romanek.
Con Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Isobel Meikle-Small, Ella Purnell, Charlie Rowe, Charlotte Rampling, Sally Hawkins
Durata 103 min.

1 commento:

  1. Caro Paolo, dopo la tua recensione di "Never let me go" ho deciso di vedere questo film che avevo ignorato per timore di annegare ancora nel languore immobile che impregna il romanzo di Kazuo Ishiguro.
    E invece, grazie alla tua leggerezza e al tocco finale "da vedere un giorno che siete un po' troppo felici"...l'ho SUBITO guardato.
    Perché é vero che tra tristezza e troppa grazia il mio cor vacilla.

    Beh grazie. Il film é esigente e giusto. Tristissimo, n'evvero?
    Durante la lettura del romanzo ci si annoia a morte. La prima difficoltà é : accettare la morte? No ! la noia di quest'incubo e la quantità di domande che s'aprono sulle pagine come crochi. Fa parte del progetto letterario? Non so.
    Ma é vero che, grazie a questo spazio aperto lentamente dall'insofferenza, ho potuto intuire i personaggi nel loro delicato equilibrio di desideri.
    Se guardassimo tutti gli esseri (cloni o no) discretamente attraverso una fessura...giudicheremmo con più umiltà?
    Dunque merci mon ami, anche se il film accorcia e semplifica, dà materia e fa sopportare l'insopprtabile.
    Ho fatto pace con questo grande autore che scrive un inglese leggero e trasparente (The Remains of the Day).
    Ancora un esembio di ottimo rapprto tra cinema e letteratura, n'est pas?
    aless

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