mercoledì 5 novembre 2008

Anarchy in the BRD



"Banda Baader-Meinhof" è uno di quei nomi che mi arriva dall'infanzia. Ne parlava mio zio – emigrato in Germania – e ricordo chiaramente che era opinione comune all'epoca che i suoi membri siamo stati "suicidati" in carcere. Così, con queste reminiscenze, sono andato a vedermi La Banda Baader Meinhof. Il film, asciutto e spettacolare quanto basta, ricostruisce la parabola di un gruppo di giovani tedeschi che voleva combattere l'imperialismo americano e i suoi sostenitori in patria. Non si perde troppo ad approfondire le psicologie dei suoi protagonisti: mostra quello che fanno, senza esprimere giudizi. Il personaggio di gran lunga più interessante e complesso è certamente quello di Ulrike Meinhof, intellettuale impegnata, nota giornalista (ma anche moglie e madre), che diviene complice nella liberazione (o meglio evasione) di Andreas Baaden. Un "salto" nella lotta armata clandestina che il regista mette in scena in maniera visivamente efficace. Così la Meinhof, persona intelligente e acuta, diventa l'ideologo del gruppo e stila i comunicati politici che seguono le azioni della RAF (Rote Armee Fraktion), questo il nome che il gruppo si sceglie. (Tra parentesi, le rivendicazioni sono corredate da tanto di logo, molto curato, altroché quello delle BR italiane). Ma per giustificare un atto violento e ingiustificabile come l'assassinio, la lucida Ulrike deve prima trasformare i "non uomini" i nemici da colpire: chi porta la divisa è un maiale, scrive in uno dei comunicati.
La pellicola mostra il "brodo di coltura" in cui nasce il gruppo, le proteste studentesche tra il 1967 e il 1968. Ed è piuttosto curioso constatare che i metodi della polizia spesso sono gli stessi in ogni tempo e luogo (estremisti di destra randellano gli studenti di sinistra, la polizia fa finta di niente e poi massacra di botte i manifestanti pacifici e disarmati) e crea dei corto circuiti con l'attualità. Le forze dell'ordine si riscattano nella figura del capo della polizia Horst Herold, che ben comprende le motivazioni del gruppo e la simpatia che raccoglie in molta gioventù tedesca. Solo così potrà combatterli efficacemente.
Il film di Edel, che ha lavorato ad Hollywood, è ben girato, fila via come una locomotiva e senza perdersi in inutili virtuosismi. Mescola abilmente fiction e spezzoni documentari (incrociando Munich di Spielberg nella sequenza dedicata all'attacco di Settembre Nero alle Olimpiadi del '72), e ricostruisce con gran dispendio di mezzi (e comparse) sia le scene di massa (assemblee e manifestazioni studentesche, il processo spettacolo alla banda) che le azioni sanguinose della RAF, senza risparmiare la ferocia e le conseguenze di tali atti.
E' inutile dire che tutti finiranno malissimo, senza riuscire a cambiare il mondo.

Der Baader Meinhof Komplex (Germania 2007)
Un film di Uli Edel
Con Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz, Jan Josef Liefers, Alexandra Maria Lara.
Durata: 149 min.

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